Ci sono anche gli interventi annunciati dal neo ministro del Miur, Lorenzo Fioramonti, nel programma del Governo giallo-rosso che il premier Giuseppe Conte ha illustrato il 9 settembre alla Camera dei deputati.
“Per quanto riguarda la scuola – ha spiegato il presidente del Consiglio – occorre intervenire per migliorare la didattica e ridurre la dispersione scolastica” ed è necessario riconoscere “ai docenti la giusta retribuzione economica”.
Conte, dunque, è tornato ad impegnarsi sul fronte dei compensi dei docenti, così come aveva già fatto, nero su bianco, nell’accordo con i sindacati del 24 aprile scorso.
Ricordiamo, su questo punto, che gli stipendi di chi lavora a scuola sono i più bassi della PA: secondo gli ultimi dati Aran, si tratta, in media, di appena 28.440 euro lordi annui. Tanto per capire la pochezza delle somme assegnate ai nostri docenti e Ata, i magistrati guadagnano in media cinque volte di più.
Il premier Conte, sempre seguendo la linea tracciata fine aprile assieme ai sindacati, è tornato poi a parlare di precari, concorsi e assunzioni. Anche su questo fronte, il capo del Governo M5S-Pd, rilascia dichiarazioni in perfetta sintonia con quelle del neo ministro Lorenzo Fioramonti, che ha detto di volere approvare il decreto scuola ideato dal senatore leghista Mario Pittoni, però con una rimodulazione che guardi alle istanze dei grillini più orientate alla selezione e alla meritocrazia.
Bisogna assolutamente, ha detto Giuseppe Conte nell’Aula di Montecitorio, “contrastare il precariato con concorsi che riconoscano il valore dell’esperienza e del merito”.
Concorsi che, lo ricordiamo, non potranno vedere la luce prima del 2020, con i possibili primi vincitori che potrebbero, ad essere ottimisti, essere immessi in ruolo nel corso della prossima estate.
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