Questa protesta dai toni forti parte dalle conseguenze della spending review, infatti, la norma del decreto legge n. 95 prevede che i docenti inidonei per motivi di salute all’insegnamento, ma idonei ad altri compiti, debbano essere trasferiti d’ufficio tra gli assistenti amministrativi. Vediamo i numeri del contendere, i docenti inidonei inizialmente erano indicati dal governo in 4 mila unità, ma in sede di definizione della relazione tecnica al provvedimento, lo stesso governo ne individua 3.110.
Quindi 890 docenti inidonei all’insegnamento in meno, con un conseguente risparmio di spesa, che andrebbe rivisto decisamente al ribasso. Nonostante la presa d’atto di una riduzione di oltre il 22% del numero dei docenti inidonei, il problema resta in piedi. I tecnici di viale Trastevere hanno verificato che le disponibilità di ricollocazione non superano i 2 mila posti, con un eccesso, quindi, di 1110 docenti inidonei.
Di conseguenza oltre 1100 di questi docenti andrebbe dichiarato in soprannumero, facendo scattare anche per loro il procedimento di messa in mobilità, come previsto per il restante personale del pubblico impiego. I numeri non tornano, ma la tenacia di questi docenti, disposti anche allo sciopero della fame e alla sospensione dell’ assunzione dei farmaci salvavita, forse potrebbe indurre i decisori politici a rivedere le loro posizioni.
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