Lettera aperta ai rappresentanti sindacali impegnati in queste ore nella discussione sul Contratto Collettivo Nazionale sulla mobilità annuale presso il MIUR.
Questo provvedimento, concesso in deroga per limitare – sebbene parzialmente – gli scempi della mobilità nazionale prescritta dalla “Buona scuola”, ha davvero concesso continuità agli alunni, ma a quelli del Sud, per quelle cattedre che sono sempre state occupate da noi docenti meridionali, soprattutto per quanto riguarda i posti di sostegno, e che continuano ad essere disponibili su organico di fatto o in deroga mai trasformato in cattedre di diritto, a differenza di quanto successo al Nord.
Gli esiti della mobilità presto sveleranno la vacuità delle speranze dei docenti spediti dall’algoritmo lontano – lontanissimo – da casa: rientreranno in pochissimi, a conferma di quanto da noi sostenuto fin da quando hanno cominciato a trapelare le prime notizie relative al numero effettivo delle cattedre messe a disposizione per la nuova mobilità, destinata alle immissioni in ruolo dei docenti in Gm (concorsi) e di quelli ancora nelle Gae (graduatorie ad esaurimento), nonché a quelli già in ruolo grazie alla L.107/2015 e non solo.
E allora anche noi parliamo di continuità e parliamo dei diritti della famiglia: gli alunni che, ancora per quest’anno scolastico, sono stati affidati a noi, in tutte le scuole di ogni ordine e grado di tutte le province meridionali, hanno diritto di sperare di rivederci su quelle cattedre anche il prossimo anno; gli alunni H, i più deboli, che abbiamo accompagnato in percorsi spesso difficili, ma umanamente impareggiabili, per conquistare con loro inclusione, autonomia, motivazione in ognuno dei nove mesi di scuola, hanno diritto – con le loro famiglie – di sperare di ritrovarci ad accoglierli il primo giorno di scuola del prossimo anno, per proseguire quanto già iniziato e sublimare nei risultati e nella continuità quel rapporto unico che un insegnante di sostegno sa creare con il ragazzo o i ragazzi che gli vengono affidati. Il rischio, tra i tanti, è quello che vengano assegnati a docenti non specializzati causa esaurimento delle graduatorie e impossibilità di reperire docenti specializzati.
Solo in ultima battuta parliamo di noi, del nostro diritto e di quello delle nostre famiglie a non essere costretti a dolorose quanto inutili separazioni, inutili perché c’è bisogno di noi al Sud, oltre che a situazioni di concreta difficoltà economica: ricordiamo che la Repubblica Italiana e lo Stato sono i primi garanti della famiglia e mai e poi mai possono derogare a questo dovere che la stessa Costituzione stabilisce. Prima di essere insegnanti, siamo figli, mariti, mogli e genitori ed è sul nostro benessere e sulla nostra serenità che si radica il sistema scolastico e, per ciò stesso, il Paese intero.
Su questo i Nastrini Rossi chiedono si discuta prima di tutto in questi giorni per noi cruciali: abbiamo rimesso le nostre sorti nelle mani dello Stato e chiediamo ai nostri rappresentanti sindacali di farsi portavoce seri e convinti delle nostre rivendicazioni. Giuste e sacrosante.