Continuità. Arcana nota dell’Italia divisa a metà.

Lettera aperta ai rappresentanti sindacali impegnati in queste ore nella discussione sul Contratto Collettivo Nazionale sulla mobilità annuale presso il MIUR.

 

Il Ministero vorrebbe negare la deroga al vincolo triennale su assegnazioni e utilizzazioni provvisorie per garantire continuità, appunto, sulle sedi di titolarità assegnate con la mobilità straordinaria dello scorso anno, ma ciò che vorremmo che i sindacati ribadissero e argomentassero è che l’unica continuità che noi potremmo (e dovremmo) garantire è quella sulle sedi che stiamo occupando, numerosissimi, proprio grazie alle assegnazioni e utilizzazioni provvisorie concesse per l’a.s. 2016/2017.

Questo provvedimento, concesso in deroga per limitare – sebbene parzialmente – gli scempi della mobilità nazionale prescritta dalla “Buona scuola”, ha davvero concesso continuità agli alunni, ma a quelli del Sud, per quelle cattedre che sono sempre state occupate da noi docenti meridionali, soprattutto per quanto riguarda i posti di sostegno, e che continuano ad essere disponibili su organico di fatto o in deroga mai trasformato in cattedre di diritto, a differenza di quanto successo al Nord.

Gli esiti della mobilità presto sveleranno la vacuità delle speranze dei docenti spediti dall’algoritmo lontano – lontanissimo – da casa: rientreranno in pochissimi, a conferma di quanto da noi sostenuto fin da quando hanno cominciato a trapelare le prime notizie relative al numero effettivo delle cattedre messe a disposizione per la nuova mobilità, destinata alle immissioni in ruolo dei docenti in Gm (concorsi) e di quelli ancora nelle Gae (graduatorie ad esaurimento), nonché a quelli già in ruolo grazie alla L.107/2015 e non solo. 

E allora anche noi parliamo di continuità e parliamo dei diritti della famiglia: gli alunni che, ancora per quest’anno scolastico, sono stati affidati a noi, in tutte le scuole di ogni ordine e grado di tutte le province meridionali, hanno diritto di sperare di rivederci su quelle cattedre anche il prossimo anno; gli alunni H, i più deboli, che abbiamo accompagnato in percorsi spesso difficili, ma umanamente impareggiabili, per conquistare con loro inclusione, autonomia, motivazione in ognuno dei nove mesi di scuola, hanno diritto – con le loro famiglie – di sperare di ritrovarci ad accoglierli il primo giorno di scuola del prossimo anno, per proseguire quanto già iniziato e sublimare nei risultati e nella continuità quel rapporto unico che un insegnante di sostegno sa creare con il ragazzo o i ragazzi che gli vengono affidati. Il rischio, tra i tanti, è quello che vengano assegnati a docenti non specializzati causa esaurimento delle graduatorie e impossibilità di reperire docenti specializzati.

Solo in ultima battuta parliamo di noi, del nostro diritto e di quello delle nostre famiglie a non essere costretti a dolorose quanto inutili separazioni, inutili perché c’è bisogno di noi al Sud, oltre che a situazioni di concreta difficoltà economica: ricordiamo che la Repubblica Italiana e lo Stato sono i primi garanti della famiglia e mai e poi mai possono derogare a questo dovere che la stessa Costituzione stabilisce. Prima di essere insegnanti, siamo figli, mariti, mogli e genitori ed è sul nostro benessere e sulla nostra serenità che si radica il sistema scolastico e, per ciò stesso, il Paese intero.

Su questo i Nastrini Rossi chiedono si discuta prima di tutto in questi giorni per noi cruciali: abbiamo rimesso le nostre sorti nelle mani dello Stato e chiediamo ai nostri rappresentanti sindacali di farsi portavoce seri e convinti delle nostre rivendicazioni. Giuste e sacrosante.  

I lettori ci scrivono

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