Non mancano le critiche al DM 258 in materia di incentivi economici alla continuità di servizio sulla stessa sede firmato nei giorni scorsi dal ministro Patrizio Bianchi.
E’ di queste ore, per esempio, il comunicato della Cisl Scuola che rivendica la necessità che la materia venga riportata alla disciplina contrattuale anche “perché – osserva il sindacato – il testo licenziato, al momento non ancora registrato dalla Corte dei Conti, mostra limiti molto evidenti”.
“L’urgenza che ha spinto il Legislatore e poi il Ministro a intervenire sulla materia – ammette Cisl Scuola – è legata alla necessità di dare immediata attuazione a quanto prevede il PNRR in tema di valorizzazione dei docenti”.
Ed essendo stato emanato un po’ di corsa il decreto – sottolinea il sindacato – soffre di numerose criticità evidenziate anche nel parere negativo espresso dal CSPI.
Per la verità, spiega Ivana Barbacci, segretaria generale di Cisl Scuola, tali criticità sono state “opportunamente corrette nella versione fornita ai sindacati in sede di informativa”, ma nella versione definitiva del provvedimento ne compaiono altre.
Il sindacato, in particolare, non condivide le percentuali di riparto delle risorse tra incentivi alla continuità e riconoscimento a chi presta servizio in aree particolarmente problematiche.
Inizialmente, infatti, si prevedeva una divisione equa fra le due diverse tipologie (50% all’una e 50% all’altra), mentre il testo definitivo parla riduce la quota per le aree a rischio ad un più modesto 30%.
Conclude Barbacci: “Resta dunque l’impressione di un intervento condizionato dalla fretta, che solo in modo molto parziale – e con molti dubbi sulla reale efficacia – affronta un tema, quello della continuità, difficilmente risolvibile con la sola previsione di incentivi economici, peraltro con un budget oggettivamente limitato”.
Anche perché, secondo Cisl Scuola, la continuità didattica “è ampiamente compromessa alla radice dal numero troppo elevato di contratti precari, una percentuale che sfiora anche quest’anno, avendolo superato negli anni scorsi, il 20% degli insegnanti in servizio”.
Ed è esattamente questo “il tema che meriterebbe di essere affrontato con giusta determinazione e maggior lucidità di progetto”
Per quanto riguarda poi l’incentivo previsto per i docenti che operano nelle aree a rischio, Ivana Barbacci ritiene che “proprio alla luce degli obiettivi indicati nella missione 4 del PNRR, sarebbe forse più opportuno e utile, anziché improvvisare interventi rivolti in modo generico (e come già detto di dubbia efficacia) a contenere la mobilità dei docenti, concentrare attenzione e risorse nel sostegno alle istituzioni scolastiche chiamate a operare nelle situazioni di maggiore difficoltà, incentivando l’impegno di tutte le professionalità necessarie”.
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