Home Politica scolastica Contrasto alla legge 107: sindacati in palese difficoltà

Contrasto alla legge 107: sindacati in palese difficoltà

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Il fronte anti-legge 107 che i 5 sindacati rappresentativi hanno tentato di costruire e di mantenere compatto in questi mesi potrebbe sgretolarsi già nei prossimi giorni.

L’incontro Miur-sindacati sul tema della mobilità in programma per il 23 dicembre potrebbe rappresentare ufficialmente la rottura di una unità che per la verità è stata più di facciata che di sostanza.
D’altronde dall’inizio dell’anno scolastico non ci sono state situazioni per mettere seriamente alla prova l’unità che si era realizzata il 5 maggio e che sempre di più si è mostrata per quello che era: un tentativo di tenere a bada i sindacati di base più che di contrastare la legge sulla “Buona Scuola”.
A parte casi isolati (talmente rari da fare notizia) nella maggior parte delle scuole i comitati di valutazione sono stati istituiti, alle volte anche con informazioni ambigue – anzi false – date ai docenti (si vota per un comitato che avrà il solo compito di valutare i docenti dell’anno di prova).
E di fronte al tema della mobilità, i sindacati del comparto non sembrano in grado di assumere una posizione univoca e netta: da un lato dichiarano di essere contrari agli ambiti territoriali (e quindi non dovrebbero sottoscrivere il contratto) ma dall’altro chiedono garanzie su questo o su quell’aspetto delle operazioni di trasferimento 2016/2017 (e quindi sembrano interessati a “trattare” con il Ministero).
E’ evidente che la posizione sindacale è delicata: se firmeranno il contratto sulla mobiità le frange più anti-107 li accuseranno di aver accettato di fatto il meccanismo degli albi, se non firmeranno saranno in tanti (docenti più anziani e personale Ata innanzitutto) ad accusarli di non aver fatto il possibile per tutelare gli interessi di decine di migliaia di dipendenti.
Ma non è esclsuso che – alla resa dei conti – Ministero e sindacati riescano a trovare un punto di accordo che possa soddisfare entrambe le parti. E può darsi che i consistenti risparmi (potrebbero essere non meno di 5-600 milioni) derivanti da un piano di assunzioni che si è realizzato solo all’80% potranno essere usati proprio a questo scopo.