La contrattazione integrativa di istituto continua ad andare molto a rilento un po’ dappertutto.
A frenare le trattative è la mancanza di dati certi sulla effettiva consistenza del fondo di istituto.
In alcune scuole si sta tentando di siglare un contratto “provvisorio” in cui si far riferimento alle risorse dello scorso anno, con l’impegno reciproco di rivedere tutto non appena si conosceranno le cifre definitive, ma nella stragrande maggioranza dei casi il confronto fra RSU e dirigenti scolastici procede faticosamente.
Il problema, come è noto, dipende dal fatto che per garantire gli scatti stipendiali sarà necessario attingere, in modo ancora da definire, al fondo di istituto.
Tutto dipende da come si concluderà la trattativa nazionale in corso fra Aran e sindacati anche se, ormai, sull’ordine di grandezza del taglio al fondo i pareri convergono.
Tutti parlano infatti di una riduzione che dovrebbe oscillare fra i 350 e i 400 milioni di euro.
La firma del contratto nazionale dovrebbe avvenire nella serata (o più verosimilmente nella notte) di mercoledì 12 e quindi subito dopo si dovrebbe sapere di quanto il fondo sarà ridotto.
Nell’arco di pochi giorni il Miur potrebbe pertanto essere in grado di comunicare l’entità delle risorse spettanti a ciascuna istituzione scolastica.
Ma le cose potrebbero andare diversamente perché il Miur potrebbe anche decidere di parlare di cifre del fondo delle scuole solo dopo che il contratto nazionale sugli scatti stipendiali sarà stato certificato dal Mef e dalla Funzione Pubblica.
E, considerata l’esperienza degli ultimi contratti, i tempi potrebbero essere davvero lunghi, molto lunghi.
Nella migliore delle ipotesi il via libera definitivo sul contratto potrebbe arrivare verso la fine di gennaio: in questo caso le scuole conoscerebbero l’assegnazione spettante non prima della metà di febbraio. Ma questa è una ipotesi ottimistica; se qualcosa dovesse andare storta e se il Mef dovesse chiedere qualche chiarimento al Miur si potrebbe arrivare anche al mese di marzo.
Insomma, c’è il rischio che quest’anno la contrattazione di istituto si chiuda, nella maggioranza dei casi, ben oltre la metà dell’anno scolastico.
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