Lo stipendio dei lavoratori della scuola è tra le retribuzioni più basse in rapporto ai profili professionali e alle competenze richieste.
Il CCNL – comparto istruzione – non solo non garantisce un livello retributivo adeguato, ma nel suo rinnovo procede con anni di ritardo, come se fosse di poca rilevanza il bisogno del personale scolastico, docente e non docente, vedersi rinnovare il contratto dal punto di vista economico e professionale.
E’ vero che la retribuzione dei dipendenti della Scuola si “arricchisce” anche del CCNI, che si concretizza nel contratto integrativo d’istituto, per effetto dell’autonomia scolastica.
Di quest’ultimo sarebbe opportuno parlare più frequentemente e più approfonditamente!
Il Contratto Integrativo d’Istituto dovrebbe avere la finalità di individuare i bisogni della scuola, in base al PTOF e all’organizzazione della singola istituzione scolastica, le attività aggiuntive e gli impegni ulteriori per il buon funzionamento dell’Istituzione.
Certo queste attività integrative non hanno il carattere dell’obbligatorietà.
Pertanto le attività aggiuntive finanziate dal FIS (Fondo dell’Istituzione Scolastica), gli incarichi specifici per il personale Ata, le ore eccedenti per le sostituzioni dei docenti, la valorizzazione professionale, insomma tutte quelle voci che vanno a formare il MOF (Fondi per il MIGLIORAMENTO DELL’OFFERTA FORMATIVA) diventano anche il riflesso tangibile dell’impegno ulteriore del lavoratore della scuola, al fine di garantire il buon funzionamento della Scuola dell’Autonomia.
Il Contratto Integrativo d’Istituto è l’ancora di salvezza della Scuola dell’Autonomia; infatti senza quest’ultimo, e solo con il CCNL, le scuole, di fatto, sarebbero nell’impasse.
Eppure ogni volta che si fa la contrattazione d’istituto sembra che si dividano le briciole di una TORTA, troppo piccola a livello di singola Istituzione Scolastica, per coinvolgere pienamente tutto il personale e farlo sentire professionalmente valorizzato, oltre che economicamente riconosciuto per il suo impegno.
Ancor di più ci si chiede quali possano essere i parametri e criteri più adeguati ed efficaci, alla base della distribuzione di risorse, sempre risicate, quando non si ricorra alla distribuzione a pioggia.
Ci si chiede, poi, il ruolo reale delle RSU nelle singole istituzioni scolastiche: sono sempre all’ altezza di un compito non facile?
I Rappresentanti RSU hanno il tempo e i mezzi, per conoscere i singoli lavoratori, comprenderne competenze professionali e capacità d’impegno, e rappresentarli adeguatamente in sede di contrattazione nell’individuazione delle attività aggiuntive da attribuire e negli incarichi da conferire, al fine di non creare disparità sia nell’attribuzione delle risorse, sia nel riconoscimento e nella valorizzazione delle attitudini e delle competenze professionali di ciascuno?
Spesso non è solo il vedersi attribuire un compenso irrisorio che lascia qualche lavoratore deluso, ma anche, se non soprattutto, il fatto che il compenso dovrebbe il riflesso dell’impegno ulteriore del dipendente. E spesso si da’, ma non si vede!
Non sarebbe meglio se molti compiti ulteriori, ormai fondamentali, per il buon funzionamento della scuola dell’autonomia fossero assorbiti dal CCNL COMPARTO SCUOLA e le risorse venissero dirottate permanentemente su quest’ultimo, garantendo retribuzioni più consistenti… e per tutti?
Giovanni Micillo