Il comunicato diramato dal’Aran nella serata del 20 gugno suona quasi come una doccia fredda per chi pensa che i contratti pubblici possano chiudersi in tempi brevi.
Scrive infatti l’Aran: “Le Confederazioni sindacali rappresentative sono convocate per il prossimo 27 giugno ad un incontro riguardante la stagione contrattuale 2016-2018, al fine di individuare un percorso condiviso per un più proficuo avvio dei negoziati relativi a ciascun comparto e area, che impegneranno le parti nei prossimi mesi”.
Non ci sono dubbi: per la stipula dei contratti l’Aran non prevede affatto tempi brevi e parla esplicitamente di “mesi”.
Se poi si tiene conto del fatto che nel mese di agosto i lavori saranno di fatto sospesi e che i contratti da rinnovare sono parecchi è facile prevedere che si entrerà nel vivo della contrattazione non prima dell’autunno.
C’è poi sempre da ricordare che, per il momento, le risorse disponibili sono ancora molto parziali e che, per poter arrivare alla fatidica somma di 85 euro di aumento medio pro-capite, bisognerà attendere la prossima legge di stabilità.
D’altronde l’Aran chiarisce anche che quello del 27 giugno è un “incontro diretto ad individuare le tematiche per i prossimi rinnovi contrattuali,nell’ambito dei quali occorrerà affrontare i problemi di armonizzazione dei nuovi contratti con le norme di legge intervenute dopo il periodo di sospensione dell’attività negoziale ed, inoltre, stabilire discipline comuni e convergenti all’interno dei nuovi comparti e delle nuove aree di contrattazione, individuati dall’Aran e dalle Confederazioni sindacali nell’accordo siglato il 13 luglio 2016″.
L’Aran si riferisce al fatto che le nuove regole contrattuali un’unica area di contrattazione per scuola, ricerca e università: il contratto, in altre parole, sarà unico almeno per la parte di carattere normativo. Ecco perchè ci vorrà del tempo per ridefinre criteri e principi generali.
Sulla vicenda peserà poi non poco il quadro politico complessivo (scadenza elettorale in particolare).
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