Resta ancora da sciogliere il nodo del calcolo della rappresentatività delle sigle sindacali a livello locale, per verificare la validità dei contratti integrativi d’istituto.
Il problema, infatti, deriva dall’esistenza di un vero e proprio vuoto normativo sulla materia. E, dunque, anche l’Aran, più volte interrogata sull’argomento, in buona sostanza, non ha potuto fare altro che raccomandare alle parti di agire con prudenza, affermando, nel contempo, che tale questione rimane, in ogni caso, sotto la diretta competenza dell’Amministrazione (nota 15 febbraio 2002 – prot. n. 1702).
L’Agenzia per la rappresentanza negoziale, infatti, pur richiamando la normativa generale che regola la rappresentatività a livello nazionale, non se l’è sentita di autorizzare i dirigenti scolastici ad applicarla per via analogica. Tale applicazione, infatti, avrebbe potuto determinare effetti paradossali come, ad esempio, la invalidità di contratti siglati da Rsu espressione di sigle minoritarie a livello nazionale, ma maggioritarie a livello locale. Così come pure, altrettanto paradossalmente, la sottoscrizione di contratti da parte dei soli membri della delegazione sindacale esterna, contro il volere della Rsu di scuola.
Insomma, una situazione di stallo, che potrà essere risolta solo attraverso la stipula di contratti nazionali ad hoc, che, allo stato, mancano del tutto. Sebbene, infatti, le Rsu siano state costituite nella quasi totalità degli istituti scolastici, la materia non è regolata da alcun contratto di comparto.
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