I contratti di lavoro del pubblico impiego sono ormai in fase di avvio, stando almeno a quanto dichiara il Ministro Marianna Madia: riaprire la contrattazione non è solo un’opportunità ma è un vero e proprio dovere.
“Penso che tutto questo possa essere fatto insieme ai sindacati” aggiunge il Ministro.
Ma di quali cifre si parla?
La legge di bilancio in discussione al Parlamento – spiega Madia – prevede un fondo di 1,9 miliardi per il 2017 e 2,6 per il 2018. Ma, aggiunge, oltre al fondo per il pubblico impiego ci sono anche “3 miliardi per gli enti territoriali, 2 miliardi in più per la sanità, anche per effettuare assunzioni straordinarie di medici e infermieri, e un altro miliardo per la scuola”.
Nel corso del question time al Senato il Ministro ha risposto indirettamente anche ai sindacati che chiedono che i contratti tornino ad essere lo strumento principe per regolare tutti gli aspetti del rapporto di lavoro: con l’entrata in vigore del decreto 150 del 2009, infatti, non è più possibile usare il contratto per modificare norme di legge.
Ma adesso Madia ha annunciato che c’è in arrivo il nuovo Testo Unico sul pubblico impiego e quindi lo scenario normativo potrebbe cambiare.
E conclude: a questo punto si può aprire una “stagione innovativa, anche sulla parte normativa”.
Per il momento non c’è che da prendere atto delle dichiarazioni del Ministro ma ci permettiamo di esprimere qualche dubbio sulla possibilità che il Testo unico venga rivisto e riscritto nel giro di qualche mese.
Senza considerare che – come abbiamo già avuto modo di scrivere – rivedere le norme contenute nel decreto Brunetta in materia di rapporto fra legge e contratto non è una operazione né semplice né rapida.
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