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Contratti pubblici: firmato quello delle Funzioni Centrali, ma senza Cgil e Uil; per quello della scuola il percorso inizia già in salita

La firma del contratto delle Funzioni Centrali per il triennio 2022-2024 non fa sperare bene per i prossimi contratti pubblici, compreso quello della scuola.
L’accordo, infatti, non è stato sottoscritto né dalla Cgil né dalla Uil; se anche nel comparto Scuola, Università e Ricerca, Cgil e Uil decidessero di non firmare, sarebbe impossibile chiudere il contratto perché gli altri sindacati non raggiungerebbero la quota minima del 50%.

L’accordo sottoscritto per le Funzioni centrali interessa circa 195.000 dipendenti di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici come INPS e INAIL e prevede un aumento salariale del 6% con un incremento mensile medio di 165 euro e arretrati di circa 1.000 euro, basato su tredici mensilità.
Gli aumenti medi lordi variano da 121,40 euro mensili per gli operatori a 193,90 euro per i ruoli di alta professionalità. Dal punto di vista normativo, si introduce una settimana lavorativa di quattro giorni su base volontaria e sperimentale, mantenendo le 36 ore settimanali tramite un’estensione della giornata lavorativa.
Fp-Cgil e Uil-Pa si sono opposte, criticando l’accordo come insufficiente. Serena Sorrentino e Sandro Colombe, segretari generali di Fp-Cgil e Uil-Pa, si sono lamentati del fatto che gli aumenti riconoscono solo un terzo dell’acquisto registrato tra il 2022 e il 2024.
Soddisfatto il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, che parla di “giusto riconoscimento” alle persone che lavorano nella Pa.
“Con l’incremento del 4% della tornata 19-21, quello attuale del 6% e quello previsto nella legge di bilancio in discussione del 5,5% per la tornata 2025-2027, diamo continuità ai rinnovi contrattuali del pubblico impiego come non era mai successo e con incrementi mai visti: circa 16% in tre tornate”, evidenzia.
Il segretario della Cgil Maurizio Landini dichiara invece: “E’ arrivato il momento di una vera rivolta sociale”.
Da Fratelli d’Italia rilanciano e avvertono che incitare alla rivolta sociale potrebbe integrare persino un reato.
Intanto Cgil e Uil si preparano allo sciopero generale del 29 novembre che dovrebbe servire anche ad ottenere modifiche alla legge di bilancio che, proprio in questi giorni, inizia il suo iter parlamentare.

Reginaldo Palermo

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