Sui contratti publbici i conti non tornano, la somma di 85 euro mensili pro-capite sembra del tutto irrealistica e non si comprende da dove spunta.
Proviamo a fare due conticini semplici semplici, senza la pretesa di fare una analisi matematico-finanziaria particolarmente accurata.
Proviamo a calcolare cosa significherebbe un aumento di 85 euro per il solo personale docente (800mila in tutto): intanto la somma di 85 al mese va moltiplicata per 1,35 circa (bisogna mettere nel conto gli oneri a carico dello Stato); si ottiene l’importo di 115 euro che a sua volta va moltiplicato per 13 mensilità e per 800mila stipendi da erogare: il totale è uguale a un miliardo e 200 milioni circa.
Se poi aggiungiamo i 150mila e più dipendenti Ata arriviamo ad un totale genera di circa un miliardo e mezzo che, però, è molto di più dell’intero stanziamento previsto dalla legge di bilancio per tutto il pubblico impiego, stanziamento comprensivo peraltro delle nuove assunzioni.
Non dimentichiamo, poi, che il comparto scuola rappresenta un terzo dell’intero pubblico impiego. Per capire quando possano costare tutti i contratti è quindi necessario triplicare le cifre.
Conclusione: 85 euro al mese appare una cifra del tutto irrealisticaa, almeno per ora.
Fantascientifiche risultano poi le cifre che qualche sindacato sta rilanciando: c’è chi parla di non meno di 150 euro mensili e chi si spinge anche a 250-300.
Peccato che, dopo l’approvazione della legge di bilancio, lo stanziamento per il rinnovo dei contratti pubblici non potrà essere modificato.
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