Sembra che tutto sia pronto (o quasi) per dare avvio alla stagione contrattuale. Il “la” arriva dal decreto legislativo approvato da Governo con il quale vengono introdotte modifiche al testo unico sul pubblico impiego.
E’ recentissima la notizia, diffusa anche dal quotidiano Il Sole 24 ore, della ormai imminente firma dell’atto di indirizzo relativo all’intero settore del pubblico impiego di cui sta già circolando una prima bozza.
Va detto subito che il documento, per adesso, riguarda le linee generali dei rinnovi contrattuali; per capire meglio cosa succederà nel comparto scuola bisognerà aspettare l’atto di indirizzo specifico. Intanto però si può già dire qualcosa sulla questione delle risorse economiche che sono per adesso così composte: 300 milioni di euro stanziati già nel 2016 e 1.480 per il 2017; per il 2018, con la prossima legge di stabilità dovranno essere stanziati 1.930 milioni di euro in modo da garantire un aumento medio di 85 euro mensili (si tratta, di cifre al “lordo Stato” che, in busta paga, si dimezzano).
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La bozza dell’atto di indirizzo fa un elenco delle questioni che i contratti dovranno affrontare e risolvere. Per esempio andrà trovata una soluzione per le assenze per terapie e visite mediche che non sono assimilabili a quelle per malattia ma devono trovare una equa configurazione.
I contratti dovranno regolamentare anche la materia dei permessi orari e delle assenze per la legge 104 che d’ora in poi dovranno essere richiesti con congruo anticipo in modo da contemperare i diritti dei dipendenti con le esigenze del servizio. L’atto prevede anche un ampliamento delle modalità di attuazione delle relazioni sindacali che, in taluni casi potranno dare vita all’esame congiunto o alla consultazione, fermo restando il fatto che le materie inerenti l’organizzazione del lavoro restano sottratte alla contrattazione. L’intera “partita” contrattuale risentirà inevitabilmente delle modifiche introdotte con il decreto Madia di modifica del testo unico sul pubblico che – almeno al momento – appaiono assai meno consistenti di quanto annunciato dagli stessi sindacati nei mesi scorsi.
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