Con un comunicato stampa di 3 righe (45 parole in tutto) diramato nella serata del 19 maggio da Palazzo Chigi, si chiude una giornata decisiva per la sorte dei contratti pubblici: "In relazione ad alcune notizie di stampa circa la mediazione sui contratti del pubblico impiego avvenuta la scorsa settimana, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, precisa che i quattro esponenti del Governo avevano certamente il mandato a trattare, ma non a chiudere a quelle condizioni".
Pochi minuti dopo i leader di Cgil, Cisl e Uil comunicano che non resta altro fare che proclamare la mobilitazione generale di tutti i lavoratori.
In pratica lo sciopero di 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici è virtualmente dichiarato. A partire da lunedì, ma forse anche prima, si conosceranno le concrete modalità di sciopero nei diversi comparti.
Che i confederali avrebbero deciso di rompere gli indugi lo si era capito già da un paio di giorni, soprattutto dopo che il Governo aveva chiarito che l’incontro del 19 con le parti sociali non sarebbe stato dedicato ai contratti pubblici ma ad un confronto complessivo sulla situazione economica del Paese.
A questo punto non è neppure chiaro quali siano le offerte del Governo e le richieste dei sindacati: mentre Cgil, Cisl e Uil hanno abbandonato la richiesta di aumenti nella misura dell’8% e sembrerebbero accontentarsi del 5,1, il Governo si è di fatto rimangiata la disponibilità a superare il 4,3% manifestata nei giorni scorsi dai ministri che avevano incontrato i sindacati.
Il fatto è che ora i tempi sono molto stretti: le scuole chiuderanno il 10 giugno e siccome gli scioperi vanno proclamati con almeno 15 giorni di anticipo, il rischio è che nella scuola non ci sia molto tempo per organizzare adeguatamente la protesta.
Prende però corpo l’ipotesi di blocco degli scrutini di cui si parla già da diversi giorni; ipotesi che peraltro è già una realtà in Piemonte, dove il tentativo di conciliazione in atto si concluderà certamente con la proclamazione di uno sciopero di 2 giorni proprio nel periodo degli scrutini.
D’altronde anche lo Snals, pochi giorni fa, aveva parlato di blocco degli scrutini e certamente gli stessi sindacati di base (Cobas, Unicobas, CUB e Gilda) sono favorevoli a questa forma di protesta che però rischia di avere poco seguito nella scuola elementare.
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