Cominciano a prendere corpo gli aumenti stanziati dal Governo per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici, quindi anche per un milione e 200 mila docenti e Ata della scuola: si tratta di quasi 100 euro lordi medi di aumento effettivo, frutto delle ultime leggi di bilancio, più 62 euro (in questo caso netti) di beneficio medio del taglio del cuneo fiscale per il pubblico impiego (anche se per questa seconda “voce” non si tratta di aumenti veri e propri).
In totale, quindi, si potrebbe dire che – stando così le cose – quando l’accordo sarà stipulato, i lavoratori statali si ritroveranno sul proprio conto corrente circa 120 euro netti in più (una cifra preannunciata solo qualche giorno fa dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina).
A fronte di una richiesta dei sindacati di almeno 30 euro in più. In pratica, il Governo può mettere sul piatto – per rinnovare il contratto di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici – uno stanziamento che si ferma a 3,4 miliardi di euro; mentre i sindacati rivendicano un miliardo e mezzo in più.
I numeri sono emersi nel corso dell’incontro tenuto alla Funzione Pubblica tra la titolare della P.A., Fabiana Dadone, e i rappresentanti di 15 sigle sindacali, organizzato per arrivare a un ‘Memorandum’ sul pubblico impiego.
Nella mattinata, prima dell’incontro, la ministra aveva detto, ospite di Studio24 su Rainews24, che “in questi mesi abbiamo iniziato l’interlocuzione, dobbiamo portare avanti il rinnovo triennale dei contratti e vorrei far presente che in questi pochi mesi siamo riusciti ad ottenere, oltre che lo stanziamento delle risorse per i contratti, anche l’allargamento dei criteri per la stabilizzazione dei precari”.
Subito dopo il confronto con i sindacati, alla presenza del vice-ministro Laura Castelli e del sottosegretario Pier Paola Baretta, la stessa Dadone si è detta “cautamente ottimista” anche su “una possibile, ulteriore riflessione nel prossimo Def sulle già ingenti risorse disponibili per i rinnovi”.
Massimo Battaglia della Confsal ha detto che la ministra, replicando alle richieste del sindacato, “ha parlato di un tavolo ad hoc con la collega per l’Istruzione”.
Per la scuola, però, intanto è stato confermato lo sciopero del 6 marzo, proclamato sempre di Confederali, assieme a Snals e Gilda.
Il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo, ha detto che è stata ribadita “la necessità di un’interlocuzione con il ministro dell’Istruzione per salvaguardarne la specificità, anche nell’accordo generale, e interrompere un periodo di omologazione ai parametri del lavoro amministrativo”.
Sempre secondo il segretario confederale della Uil, quello del 19 febbraio è stato “un incontro che apre e non chiude, c’è la disponibilità ad affrontare le diverse tematiche con appositi incontri, aspettiamo ora un calendario.
“Non c’è ancora un impegno esplicito. ma la volontà di prestare attenzione alla possibilità di intervenire economicamente”, ha aggiunto Foccillo, ricordando che “senza ulteriori risorse è difficile fare dei contratti”.
Al lordo di tutte le poste l’Aran, l’Agenzia per la contrattazione, ha calcolato in 100 euro l’aumento medio mensile lordo.
I sindacati hanno ribattuto che se non si arriva a 125-130, non si chiude, anche perché occorre tenere conto anche dei fondi per l’accessorio e per il cosiddetto elemento perequativo, che fissa un minimo sui redditi più bassi.
Se però ci si concentra solo sulla dote per le fasce più povere e il salario accessorio allora l’ammontare potrebbe aggirarsi intorno ai 500 mila euro.
“Registriamo un’apertura del ministro Dadone all’avvio di un confronto tecnico sul lavoro pubblico” ma “non può essere la stagione degli auspici”, hanno detto Cgil, Cisl e Uil.
Durante l’incontro, le tre sigle hanno lamentato un blocco delle carriere, denunciando il mancato pagamento delle progressioni orizzontali in 1.600 enti.
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