A partire da oggi, 19 gennaio 2024, entra in vigore il Contratto collettivo nazionale di lavoro per il comparto dell’Istruzione e della ricerca, relativo al periodo 2019-2021. È stato infatti sottoscritto all’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, in via definitiva il tanto atteso Contratto che, sulla base degli accordi stipulati, prevede aumenti che interessano 1.232.248 dipendenti del comparto istruzione, di cui: 1.154.993 appartenenti ai settori scuola e Afam, compresi gli 850mila insegnanti, e 77.255 lavoratori dei settori università ed enti di ricerca
Gli aumenti salariali medi mensili sono di 124 euro per i docenti, 96 euro per il personale Ata e di 190 euro per i Dsga.
Nella manovra finanziaria 2024 sono stanziati complessivamente 8 miliardi di euro per i nuovi Ccnl. Alla scuola andrebbero dunque tra i due e tre miliardi, che garantirebbero ai docenti un aumento retributivo del 5,78%.
Una prima trance l’intero comparto lo ha ottenuto a metà dicembre quando è stata pagata l’una tantum per l’indennità di vacanza contrattuale: per i presidi 1.518 euro, per i docenti da 766 a 1.288 euro, e per gli Ata da 596 a 1.353 euro.
Inn ogni caso, oltre agli aumenti, nel contratto sono previste una serie di novità normative, che dal 19 gennaio entrano quindi in vigore: dall’introduzione, e regolazione, del cosiddetto lavoro agile ai nuovi ordinamenti professionali per il personale ausiliario, tecnico e amministrativo di scuole, università, accademie e conservatori; dai tre giorni di permesso retribuito anche per i lavoratori precari alla valorizzazione della formazione in servizio degli insegnanti.
La scheda riepilogativa della Flc-Cgil.