La strada del contratto incomincia a farsi tortuosa, il ritardo nell’avvio della trattativa sta irritando un po’ tutti e c’è chi sta perdendo la pazienza.
TURI (UIL-SCUOLA): TROPPI RITARDI
Come Pino Turi, segretario nazionale Uil Scuola che usa una curiosa metafora: “La cera si consuma e la processione non cammina”.
Per la verità non più tardi di una settimana fa lo stesso Turi si era mostrato ottimista sulla trattativa, ma, evidentemente, adesso i nodi (peraltro noi li avevamo segnalati da tempo) stanno arrivando al pettine.
IL NODO ECONOMICO …
Secondo Uil Scuola i problemi riguardano sia la parte economica sia quella normativa.
Turi contesta innanzitutto i criteri con cui il Governo ha deciso di distribuire le risorse disponibili fra i diversi comparti.
“A noi – sostiene Turi – i conti non tornano: trasformare in percentuale l’aumento medio degli 85 euro, indistintamente su tutti i comparti avvantaggia i comparti con le retribuzioni più elevate, in contrasto con l’accordo del 30 novembre che prevede la riduzione della forbice retributiva e la valorizzazione dei livelli retributivi che più hanno sofferto la crisi economica ed il blocco della contrattazione che, come è noto comprendono la scuola che rappresenta il fanalino di coda nelle retribuzioni dei dipendenti pubblici. In pratica la piramide rimane ben salda, con base ampia di chi continua a pagare e stretta di chi ci guadagna ancora di più”.
Tutto vero, ma non si capisce perché questa critica venga formulata solo oggi, dal momento che la distribuzione delle risorse era facilmente desumibile dall’atto di indirizzo firmato dalla ministra Madia più di un mese e mezzo fa.
… E QUELLA NORMATIVA
“La questione retributiva, fa il pari con quella giuridica – aggiunge il segretario Uil Scuola – se si pensa che, anche per le relazioni sindacali, si pongono problemi sul recupero della contrattazione in luogo della legge”.
Anche su questo punto non si comprendono bene le recriminazioni della Uil-Scuola dato che il decreto Madia che ridisegna il modello delle relazioni sindacali è stato approvato nel giugno scorso e finora nessun sindacato, Uil compresa, ha mai detto che il provvedimento è inadeguato.
Il fatto è, come abbiamo più volte spiegato sulla nostra testata, è vero che, in materia di rapporto legge-contratto, il decreto Madia ha cancellato la norma del decreto Brunetta, ma va ricordato che il vecchio TU 165, ritornato in vigore proprio con il decreto Madia, stabilisce chiaramente che i contratti possono modificare la legge ma solo se la legge non prevede il contrario.
E, negli ultimi anni, quasi tutte le norme in materia di lavoro pubblico via via approvate dal Parlamento riportano la clausola della inderogabilità per via contrattuale.
FIRMA IN FORSE
Il rinnovo contrattuale, conclude Turi, è atteso da tutto il mondo della scuola, ma per arrivarci “ci vuole la firma dei sindacati di categoria”.
“Cosa non scontata – annuncia il segretario – se non si rispetta la lettera e la sostanza dell’accordo del 30 novembre”.
Come dire che la Uil potrebbe anche decidere di no sottoscrivere il contratto, con tutte le conseguenze del caso.
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