Prende il via nella giornata del 2 gennaio la trattativa per il rinnovo del Contratto nazionale del comparto Scuola, Afam, Università e Ricerca.
La trattativa si preannuncia molto difficile soprattutto per un motivo: le risorse disponibili sono largamente insufficienti rispetto alle necessità e le stesse aspettative del personale sono superiori a quanto normalmente può essere ottenuto con la firma di un contratto.
Per intanto è bene ricordare che il nuovo contratto non sarà più quello del solo comparto scuola ma dovrà riguardare anche comparti che finora erano regolati da norme proprie.
Questo significa che saranno necessari almeno 2-3 incontri per stabilite le modalità di armonizzazione delle disposizioni specifiche in un contratto unitario.
Uno dei nodi che dovrà essere affrontato riguarda il tema della premialità: i sindacati stanno chiedendo da tempo che i 200 milioni del “bonus per il merito” vengano dirottati sullo stipendio garantendo in tal modo un ulteriore aumento di circa 14 euro mensili (in busta diventerebbero 10).
Non è chiaro però come si potrebbe ottenere questo risultato visto che le finalità dello stanziamento di 200 milioni sono fissate dalla legge e non è affatto scontato che l’Aran venga autorizzato dal Governo a superare questo vincolo.
L’altro nodo, ancora più difficile da sciogliere riguarda i 375 milioni della carta del docente che, se venissero usati per aumenti agli stipendi dei docenti, si tradurrebbero in meno di 20 euro pro-capite (ma i docenti saranno d’accordo a “scambiare” i 500 euro della carta con un aumento pari alla metà.
Senza considerare un problema contabile da non sottovalutare: fino al settembre 2018 i fondi del merito (200 milioni) e della Carta (350 milioni) risultano di fatto già impegnati per gli scopi previsti dalla legge (i soldi della Carta, anzi, sono già stati persino accreditati ai docenti). Qualunque decisione venga presa al tavolo contrattuale non potrà che decorrere dal settembre 2018. Sempre a condizione che il Governo autorizzi l’Aran a superare i vincoli della legge. Ultima difficoltà, di non poco conto: il 4 marzo si vota e quindi bisogna fare in fretta, molto in fretta.
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