Mettendo insieme i dati ad oggi disponibili la nostra testata ha provato fare una simulazione per cercare di capire quali potrebbero essere gli aumenti del contratto scuola di cui si sta parlando.
Per le nostre proiezioni siamo partiti dagli stipendi tabellari in vigore ai quali abbiamo sommato la retribuzione professionale docente per gli insegnanti e il compenso individuale accessorio per il personale ATA. Quindi abbiamo applicato un aumento retributivo del 3,48% come è stato fatto per il contratto degli statali.
Per facilitare la lettura dei dati abbiamo arrotondato tutti i valori all’intero eliminando quindi i centesimi di euro.
Il risultato sta in questa tabella sintetica (CS sta per collaboratori scolastici e AA per assistenti amministrativi)
Come fare per dare a tutti almeno 85 euro
Dalla tabella, che ovviamente è perfettibile perché potrebbe contenere qualche imprecisione, risulta che:
– per tutto il personale ATA l’aumento sarà ben al di sotto del tetto di 85 euro
– per i docenti di infanzia e primaria gli 85 euro verrebbero sfiorati solamente da coloro che sono nella posizione stipendiale più alta
– una buona fetta di docenti di scuola media rimarrebbe sotto gli 85 euro
– andrà meglio per i docenti delle superiori a fine carriera che potrebbero sfiorare i 100 euro.
Per chiudere il contratto si pone quindi il problema di come riuscire ad attribuire a tutti i famigerati 85 euro.
A questo punto però per fare previsioni precise bisognerebbe disporre di dati non facilmente reperibili: per capire quanti soldi occorrono per portare tutti gli Ata a 85 euro di aumento si dovrebbe conoscere infatti non solo il numero dei dipendenti ma anche la loro distribuzione per fasce di età.
Possiamo però provare a fare una stima basandoci su valori medi
I collaboratori scolastici sono all’incirca 120mila e se facciamo riferimento ai valori della tabella possiamo stimare che sarà necessaria una perequazione di circa 30 euro in media per ciascuno; si tratta dunque di 390 euro annui. Ma qui il calcolo si complica perché questa è la cifra al lordo dipendente, mentre le risorse contrattuali si calcolano al loro stato che è di circa un terzo superiore. Diciamo dunque che per perequare i collaboratori servirebbero circa 60 milioni di euro. Se estendiamo il calcolo alle altre figure professionali risultano queste cifre:
23 milioni di euro per gli assistenti amministrativi (50 mila in tutto, perequazione media di 27 euro)
77 milioni per docenti infanzia e primaria (300 mila in tutto, perequazione media di 15 euro)
20 milioni per docenti scuola media (150 mila in tutto, perequazione media di 8 euro)
17 milioni per docenti scuola superiore (200 mila in tutto, perequazione media di 10 euro per la metà del totale)
Il totale è pari a poco meno di 200 milioni, ma mancano in questo conteggio i docenti di religione e quelli di sostegno.
Si può dunque stimare che per la sola perequazione sarebbero necessari almeno 250 milioni di euro.
E’ del tutto evidente che, ammesso che il Governo autorizzi l’utilizzo dei fondi del bonus per il merito, la somma stanziata dalla legge 107 (200 milioni) non basterebbe neppure per la perequazione. I calcoli, come si vede, sono molto complessi e venire a capo di un guazzabuglio del genere, non sarà affatto facile. Ma tutto si semplifica se si ragiona su una ipotesi del tutto diversa e che peraltro abbiamo già indicato da tempo: far decorrere gli aumenti stipendiali del contratto non da gennaio ma da marzo o addirittura da aprile 2018, come peraltro è già stato fatto per gli statali. Anche in questo caso, è bene sottolinearlo, sarà pressochè impossibile andare oltre un aumento di 100 euro mensili lordi. Vedremo se nel prossimo incontro dell’11 gennaio l’Aran riuscirà a proporre una soluzione accettabile anche per i sindacati.
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