Sul contratto integrativo in materia di incarichi e mobilità dei dirigenti scolastici non mancano le polemiche.
Il contratto è stato sottoscritto da Flc-Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola e Snals ma non dall’ANP che in realtà è il sindacato maggiormente rappresentativo dell’area V.
Il sindacato di Giorgio Rembado contesta duramente metodi e contenuti del contratto. Innanzitutto secondo l’Anp “è del tutto dubbio che un CCNI possa definire i criteri in base ai quali debbano essere assegnati i nuovi incarichi dirigenziali sulle istituzioni scolastiche dimensionate”.
Il riferimento normativo, sostiene l’Anp, è assolutamente inequivocabile: l’articolo 19 del decreto legislativo n. 165/2001 stabilisce infatti che gli incarichi vengono assegnati dal direttore generale sulla base di criteri propri.
Secondo l’Anp, insomma, nell’assegnare gli incarichi ai dirigenti scolastici non hanno nessun obbligo di attenersi a criteri “contrattati centralmente” e possono tranquillamente applicare criteri propri, che dovranno però essere resi pubblici e sui quali dovranno fornire l’informazione preventiva alle OO.SS. dell’Area V di livello regionale.
L’altro motivo di contrasto riguarda la complessa vicenda delle scuole sottodimensionate per le quali il contratto integrativo prevede incarichi annuali.
Ai dirigenti assegnati alle scuole sottodimensionate verrebbe però attribuito un secondo istituto sottodimensionato.
In sede di trattativa, l’Anp aveva chiesto che a questi dirigenti fosse garantita quanto meno la corresponsione della indennità di reggenza.
“L’indisponibilità dell’amministrazione ad inserire nel CCNI ogni garanzia al riguardo – spiega il sindacato di Rembado – ha indotto la delegazione ANP a ritenere di non poter sottoscrivere un accordo che costringerà i dirigenti a gestire due scuole autonome, per quanto sottodimensionate, senza nessuna garanzia di veder compensato il doppio incarico”.
Su questo punto l’Amministrazione si è però dichiarata disponibile a regolamentare la questione in modo autonomo attraverso una propria circolare.
L’Anp sostiene che tale soluzione è paradossale in quanto demanda ad un atto unilaterale del Miur una materia (quella retributiva) che è tipicamente di carattere contrattuale.
Al contrario si inseriscono nel contratto le regole per l’affidamento degli incarichi dirigenziali che invece dovrebbe essere attribuiti con atto unilaterale dell’Amminiatrazione.
Secondo l’Anp “siamo dunque in presenza di una palese violazione di norma pattizia e ogni eventuale decisione unilaterale che vada ad incidere sul trattamento retributivo dei dirigenti non potrà che essere impugnata se lesiva di diritti soggettivi inviolabili”.
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