Il rinnovo del contratto è in fase embrionale, ma comincia a delinearsi la linea del Miur, legata a doppio filo al merito (non quello in aula) e ad una mole di lavoro maggiorata.
La conferma a pieno titolo del decreto di riforma Madia della PA, con gli incrementi stipendiali più corposi destinati solo a chi garantisce maggiori performance lavorative, si coglie nelle dichiarazioni dei sindacati.
“A fronte di un aumento in busta paga che si prospetta irrisorio, appena 48 euro medi netti pro capite dopo 8 anni di mancato rinnovo contrattuale, sarebbe inaccettabile chiedere ai docenti ulteriori aumenti di carichi lavorativi”, dice Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, dopo l’incontro avvenuto il 14 giugno al Miur.
Dopo aver detto che “la perdita del potere di acquisto ammonta a circa 130 euro netti pro-capite, una cifra molto alta se si considera che gli stipendi degli insegnanti sono tra i più bassi del pubblico impiego”, il sindacalista autonomo invia un messaggio all’amministrazione: “come condizione minima, chiediamo che la partita del contratto si chiuda senza altri danni, ovvero senza un peggioramento degli istituti contrattuali vigenti e senza modifiche alla struttura della retribuzione. In altri termini, – spiega il coordinatore della Gilda – nessuno tocchi gli scatti di anzianità che rappresentano l’unica possibilità di incremento stipendiale per gli insegnanti. Ricordiamo che abbiamo già perso la progressione di carriera relativa al 2013 e che i neo assunti non godranno dello scatto intermedio”.
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A minacciare la conferma degli scatti automatici è ancora una volta la scarsità di fondi che il Mef vuole mettere a disposizione della Scuola. La Gilda, però, ha già presentato delle proposte risolutive in merito.
“Per rimpinguare i fondi previsti per il rinnovo, durante la trattativa all’Aran chiederemo di destinare al rinnovo del contratto le risorse spesso sprecate della legge 107/2015, come quelle erogate per il bonus del merito”.
“Il contratto – conclude Di meglio – deve servire concretamente a valorizzare la funzione docente e a tutelarla dall’eccesso di burocrazia e dagli impegni impropri che la soffocano, per permettere agli insegnanti di dedicarsi all’attività didattica”
Più di una perplessità arriva anche da Pino Turi, leader Uil Scuola. Il quale si domanda: “perché un insegnante per fare carriera deve cambiare lavoro? Possibile che l’unica possibilità data ad un insegnante sia quello di diventare dirigente scolastico, che è un altro lavoro?
”.Anche il sindacalista Confederale, quindi, sembra far intendere che l’attuale miglioramento stipendiale automatico, da attuare ogni tre/otto anni, potrebbe non essere confermato nel nuovo contratto.
“Questo contratto – spiega Turi – dovrebbe dare un segnale di forte discontinuità rispetto al passato e rendere centrale la figura del docente. Vanno date indicazioni a livello contrattuale per definire il profilo e la valorizzazione della funzione docente, con una progressione economica e di carriera specifica, valorizzando il lavoro d’aula. Ciò rappresenterebbe il perno su cui far ruotare l’intero contratto per riconoscere e valorizzare le diverse professionalità”.
Ora, il fatto che i sindacati rimarchino la necessità di premiare il lavoro svolto dai docenti in classe, fa pensare che il Miur sia orientato diversamente: perché, continua Turi, la “centralità educativa” è “quella che gli insegnanti hanno nel rapporto con la classe. Un lavoro che si fonda anche su una macchina organizzativa complessa ed una gestione efficiente, ma che non può più essere relegata entro procedure burocratiche che ne sviliscono funzione e ruolo. Si guardi al risultato e non alle procedure”, conclude Turi.
Meno critici, più positivi sull’esito del rinnovo contrattuale, si dicono Snals e Cisl Scuola. A breve ne sapremo qualcosa di più.
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