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Contratto e finanziaria: sindacati sul piede di guerra

Dopo il fallito tentativo di conciliazione fra Ministero e sindacati della scuola, Cgil, Cisl, Uil e Gilda hanno confermato che lo stato di agitazione e mobilitazione dell’intera categoria resta e potrà essere revocato solamente quando le “promesse” formulate nel corso dell’incontro del 9 novembre verranno tradotte in concreti emendamenti alla legge finanziaria in discussione alla Camera.
Allo stato attuale non si conosce ancora il testo preciso delle proposte di modifica che il Governo intende inviare al Parlamento, anche se si sa che quasi certamente gli emendamenti saranno ridotti al minimo essenziale.
E’ molto probabile peraltro che la “minaccia” dei sindacati confederali di proclamare uno sciopero generale del personale della scuola debba restare sulla carta.
Le regole attuali, infatti, prevedono che, nell’ambito dello stesso comparto, fra un’azione di sciopero e l’altra debbano intercorrere almeno 10 giorni di tempo.
Ora, per il 17 novembre è già previsto uno sciopero dei sindacati di base (Cobas, Cub, Unicobas e altri) e quindi una ulteriore iniziativa in tal senso potrebbe essere programmata non prima del 28 novembre; ma, lo Snals ha già in qualche modo “prenotato” gran parte dello spazio disponibile, dichiarando sciopero per il 7 dicembre. A questo punto la prima data utile diventerebbe quella del 18 dicembre, ma a quel punto la legge finanziaria potrebbe essere già stata approvata e lo sciopero risulterebbe di fatto ininfluente.
La situazione comunque si presenta molto tesa e difficile anche perché molto difficilmente le richieste sindacali potranno essere accolte dal Governo.
Probabilmente ci sarà un accordo sulle risorse per il rinnovo del contratto, scaduto ormai da quasi un anno, ma su tutto il resto i problemi posti da Cgil Cisl e Uil rimarranno senza soluzione.
A cominciare dalla questione della ricostruzione di carriera del personale ATA transitato dagli Enti Locali allo Stato (Forza Italia ha presentato un emendamento che accoglie la richiesta dei sindacati e sembra del tutto improbabile che il Governo possa farlo proprio).
C’è poi il problema del precariato: la finanziaria prevede attualmente l’assunzione di 150mila docenti e 20mila ATA nei prossimi tre anni (previa verifica di compatibilità da parte del Ministero dell’Economia), i sindacati chiedono che i posti per gli ATA siano portati almeno a 50mila, ma Padoa Schioppa ha fatto intendere che già sono troppi i 170mila posti previsti.
Su altri punti considerati importanti dai sindacati (o addirittura imprescindibili da Cgil-Flc) la partita sembra ormai del tutto chiusa: la formulazione dell’art. 68 sull’obbligo scolastico non dovrebbe più cambiare, così come non dovrebbe essere cancella la “clausola di salvaguardia” contenuta nell’art. 67 sulla necessità di garantire in qualche modo che i risparmi previsti dalla finanziaria si realizzino davvero.

Reginaldo Palermo

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