Contratto economico 2019-21, si ripete il solito canovaccio! Si inizia con le dichiarazioni, segue l’indignazione dei sindacati e si concluderà con la firma di questi ultimi. La scena finale è facilmente prevedibile. E’ necessario rivedere il D.Lvo 29/93 e uscire dalle priorità dei due movimenti di governo.
Contratto economico 2019-21, si riapre il sipario. Solo un attore è cambiato. Mi riferisco al governo. Gli altri (=i sindacalisti) sono gli stessi dell’ultima tornata elettorale. Il pubblico (= il personale della scuola) assiste allo stesso canovaccio, fatto di dichiarazioni, sdegnate reazioni…
Parole, parole, parole…
Dichiarava Luigi Di Maio (14 gennaio 2018) a tecnicadellalscuola.it “Altro che tagli alla scuola: per il Movimento 5 Stelle l’istruzione pubblica è una priorità e se andremo al Governo, dopo il voto politico del 4 marzo prossimo, ve ne accorgerete…Dobbiamo prima di tutto adeguare gli stipendi dei docenti italiani alla media europea e garantire la valorizzazione della loro professionalità, anche con il rinnovo contrattuale e la retribuzione delle ore di formazione e aggiornamento. La professione docente deve tornare ad avere il prestigio che gli è stato sottratto, anche attraverso una stabilizzazione dei precari storici”.
Qualche mese dopo ha dichiarato Marco Bussetti”Il cammino della legge di bilancio è appena cominciato ci sono tutti i margini per inserire ulteriori risorse per il rinnovo contratti. Questo non è il momento di generare allarmi, ma di lavorare tutti insieme per raggiungere l’obiettivo. Che è sostenuto e condiviso dal governo”
La dichiarazione di Bussetti è simile a quella di V. Fedeli. ” Il riconoscimento professionale delle e dei docenti, del personale della scuola tutto, delle e dei dirigenti passa senza dubbio anche da quello economico…l’obiettivo è comunque trovare risorse per consentire di ridare dignità al loro ruolo, corrispondendo loro una retribuzione adeguata.
E i sindacati? Ovviamente non ci stanno.
Il finale è scontato. Se il contratto sarà firmato, darà una “mancetta” uguale a quella del governo Gentiloni. Qualcuno azzarda una “mancettina”. Comunque la scena finale di questa commedia non cambierà. Esistono due elementi oggettivi che rendono facile la previsione: il D.lvo 29/93 che lega gli aumenti contrattuali al tasso d’inflazione programmata e le priorità dei due movimenti al governo: il reddito di cittadinanza e la revisione (per ora) della legge Fornero. Concludendo “non c’è trippa per gatti”.
di Gianfranco Scialpi
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