Ci sono alcuni passaggi del Contratto di Governo M5S-Lega che meritano approfondimenti. Tra questi, figura senza dubbio l’intenzione espressa sulla riduzione del numero di alunni per classe. Nella parte riguardante la scuola, infatti si parla espressamente di intervenire “sul fenomeno delle cd. classi pollaio”.
I “tetti” attuali davvero troppo alti
Il fenomeno, in effetti, non è più marginale. È stato lo stesso ministero dell’Istruzione, poche settimane fa, attraverso la Circolare Miur sugli organici 2018/2019, a dare le indicazioni che confermano questa tendenza: si va dalla scuola primaria (dove si possono allestire classi anche da 27 alunni) a quella dell’infanzia (al massimo 29 alunni), passando per la secondaria di primo grado fino alle superiori (in entrambi i casi via libera anche a 30 allievi per classe).
La ricaduta sugli organici del personale docente e Ata
Nella circolare si spiega, ad esempio per le superiori, che le prime classi saranno costituite, di regola, con 27 alunni. Pertanto il numero delle classi si calcolerà dividendo il numero complessivo degli iscritti per 27. Eventuali eccedenze dovranno
essere distribuite nelle classi della scuola fino ad un massimo di 30 alunni. Si costituisce sempre una sola classe quando le iscrizioni non superano le 30 unità.
Insomma, le 30 unità sono diventate la norma. Quella che ora il nuovo Governo M5S-Lega Nord sembra volere cancellare: ovviamente, anche per questa operazione serviranno molti fondi.
Attualmente il numero di classi supera quota 350mila: incrementarlo anche solo del 10% comporterebbe un incremento di 35mila classi, con un effetto a cascata sugli organici dei docenti e indirettamente anche sul personale Ata.
I disabili costretti a fare ricorso in tribunale
Ricordiamo, infine, che oggi in presenza di un alunno disabile grave, quindi con docente di sostegno per il massimo delle ore settimanali previste dalla legge, il numero massimo di allievi è pari a 25 (diventa 25 in presenza di un iscritto disabile però non con gravi problematiche): un parametro che, però, spesso necessita di essere impugnato in tribunale, nel 99 per cento dei casi con esito favorevole, perché le amministrazioni scolastiche non lo rispettano.