È durata pochi giorni la presunta “luna di miele” tra amministrazione e sindacati maggioritari. Nel pomeriggio di domenica 11 febbraio è giunta in redazione una piccata sottolineatura da parte del ministero dell’Istruzione sul presunto ridimensionamento del bonus merito da 200 milioni di euro annui introdotto dal comma 126 della Legge 107/15. Il bonus “merito”, in pratica, non cambierà; anzi, per il Miur non solo i criteri rimangono immutati, ma gli importi in futuro potrebbero addirittura crescere .
E i destinatari di tale specifica, sono soprattutto i sindacati firmatari di contratto, quindi i Confederali, che a turno avevano fatto intendere di aver mandato una bella “spallata” ad uno dei punti cardine della Buona Scuola.
Per l’amministrazione scolastica, prima di tutto non si tratta di 80 milioni confluiti negli stipendi del personale, ma di 40 milioni a regime e di 60 milioni solo per questo primo anno. Quindi, è sbagliato parlare di “dimezzamento della valorizzazione del merito delle e degli insegnanti”.
Inoltre, spiegano da Viale Trastevere, “ad assegnare il cosiddetto bonus per i docenti previsto dalla legge 107 del 2015, che ha riformato il sistema di istruzione, saranno sempre i dirigenti scolastici”. Anche questo passaggio è sembrato una risposta a Flc-Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola, che nell’ultimo comunicato sul rinnovo contrattuale avevano parlato di recupero di “spazi contrattuali importanti”.
Secondo il Miur le cose stanno diversamente: “Poiché l’articolo 40 del decreto legislativo 165 del 2001 fa rientrare tra le materie di contrattazione anche la valutazione delle prestazioni ai fini della corresponsione dei premi, il testo siglato venerdì scorso, che, va ricordato, è il primo rinnovo che arriva dopo l’approvazione della legge 107, prevede che le scuole contrattino i criteri generali per la determinazione dei compensi previsti dal cosiddetto bonus dei docenti. Quindi non i criteri valutativi, ma i criteri per la determinazione del suo ammontare: ad esempio, il dirigente scolastico e la parte sindacale potranno convenire, in sede di trattativa, di prevedere un valore economico minimo o massimo per il premio individuale”.
Secondo il Miur, dunque, “quelli inseriti nel rinnovo contrattuale sono dei principi di trasparenza che mirano a rafforzare e non a indebolire l’istituto del bonus che, anzi, entra a regime. Resta ferma, poi, la procedura prevista dalla legge 107 del 2015 per la determinazione dei criteri per la valutazione (è previsto un apposito comitato per la valutazione) che non sono soggetti a contrattazione, nonché la competenza del dirigente per l’individuazione dei docenti meritevoli”.
Per quanto riguarda l’importo disponibile per il bonus, il Miur specifica che “passa da 200 milioni annui a 160 milioni a regime (130 milioni solo nel 2018), pari all’80% di quanto riconosciuto sino ad oggi. Ma potrà crescere, anche superando il valore di 200 milioni, con le contrattazioni future, anche grazie alla costituzione di un unico fondo nel quale confluiscono tutte le risorse accessorie, introdotto all’articolo 39-bis del nuovo contratto. Questo intervento è tra quelli che hanno consentito di giungere ad aumenti medi mensili di 96 euro per i docenti, rispetto al valore medio di 85 euro previsto dall’intesa del 30 novembre 2016”.
Il Miur ha infine fatto sapere che nei prossimi giorni pubblicherà sul proprio sito internet una nota completa e complessiva con le principali novità previste dal nuovo contratto di categoria.
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