Nella vicenda del rinnovo del contratto c’è un punto che non è per nulla chiaro: nonostante i ritardi che si stanno accumulando nessuno degli attori – almeno finora – ammette che, ormai, la chiusura della trattativa non potrà arrivare entro la fine dell’anno.
Anzi, c’è persino chi pensa che a gennaio potranno già arrivare nelle buste paga di insegnanti e Ata gli arretrati del 2016 e del 2017.
Cominciamo dalla questione arretrati: è bene sapere che, per essere erogati entro il mese di gennaio, dovrebbero essere “lavorati” da NoiPa nei primissimi giorni del mese.
Ed è evidente che mancherebbero proprio i tempi tecnici per portare a termine una operazione del genere. Nella migliore delle ipotesi (contratto firmato tra fine dicembre e metà gennaio), gli arretrati potrebbero essere disponibili per febbraio.
Ma resta un fatto inoppugnabile: per il momento il tavolo della trattativa non è ancora stato aperto ed è molto improbabile che la trattativa possa svilupparsi tra il 27 dicembre e il 5 gennaio. L’ipotesi più probabile è che ci sia una convocazione la prossima settimana e che poi il tavolo riapra dopo le festività e quindi a partire dall’8 gennaio.
Risulta poi incomprensibile come si possa pensare ad un contratto firmato “presto e bene” come è stato ripetuto per un lungo tempo da più parti.
Sul “bene”, gli stessi sindacati stanno manifestando molti dubbi: nell’ultimo comunicato di cui abbiamo dato conto i sindacati si mostrano palesemente preoccupati non solo sulla questione delle risorse ma anche su quella normativa. Preoccupazioni che la dicono lunga sulle modalità con cui si svolgerà il confronto, dato che solo fino a poche settimane fa le parti sociali si dicevano praticamente sicure che con il contratto sarebbero state spazzate via norme e disposizioni sia della legge 107 sia del decreto Brunetta del 2009.
Sul “presto” abbiamo già detto ma dobbiamo anche aggiungere un dato: non dimentichiamo che in ogni caso in prima battuta sindacati e Aran firmeranno solamente una ipotesi di contratto che, per diventare operativa, dovrà superare i consueti controlli del MEF e della Funzione Pubblica che, generalmente, portano via almeno due mesi di tempo.
Quindi, a meno che il MEF non voglia stravolgere le regole consolidate, aumenti e arretrati saranno concretamente disponibili nelle buste paga dei dipendenti 2 mesi dopo la firma dell’ipotesi. In pratica, non prima di marzo-aprile nella più favorevole delle ipotesi.
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