Nonostante le molte informazioni già disponibili sull’argomento, circolano ancora in rete notizie imprecise o addirittura errate sulla questione del rinnovo del contratto.
9 NOVEMBRE: SI APRE LA TRATTATIVA
Intanto è destituita di ogni fondamento che la firma del contratto sia imminente; addirittura c’è chi parla di firma prevista per il 9 novembre.
Non è così: il 9 novembre è la data fissata dall’Aran per il primo incontro, come abbiamo già avuto modo di scrivere.
In proposito va segnalato che nelle ultime ore anche l’USB è stato invitato al tavolo, anche se è bene chiarire che questo sindacato di base potrà partecipare agli incontri ma solo con “diritto di tribuna”, cioè potrà fare da “uditore” ma non potrà in alcun modo intervenire. La decisione dell’Aran è legata al fatto che al momento della firma dell’accordo quadro sui nuovi comparti l’Usb era rappresentativo nella Ricerca, uno dei 4 settori del nuovo maxi-comparto contrattuale che comprende ora scuola, ricerca, università e Afam.
NUOVO MODELLO CONTRATTUALE
Bisogna poi precisare anche un altro aspetto: proprio a causa del nuovo modello contrattuale bisogna mettere nel conto che, prima di entrare nel merito delle questioni economiche e normative, ci vorrà ancora un po’ di tempo.
D’altronde per poter garantire un aumento medio di 85 euro lordi a ogni dipendente bisognerà anche aspettare l’approvazione della legge di bilancio che arriverà non prima del 20 dicembre.
E’ vero peraltro che sia il Governo sia i sindacati mirano ad una rapida chiusura della trattativa.
E’ possibile dunque che, come abbiamo già anticipato, entro la fine dell’anno ci possa essere già una ipotesi di accordo che però avrà poi bisogno del via libera degli organi di controllo.
Ma intanto c’è che sostiene che a questo punto i giochi sono fatti e che neppure con lo sciopero del 10 novembre si potrà ottenere qualche risultato significativo.
LA POSIZIONE DI UNICOBAS
“Ho letto anche io queste favole – commenta Stefano d’Errico segretario nazionale Unicobas – in particolare nella pagina della Associazione Professione Insegnanti: è chiaro che si tratta di un modo per depotenziare lo sciopero del 10 novembre che abbiamo proclamato insieme con Cobas e USB. D’altronde Professione Insegnante è la stessa associazione che ha lanciato la petizioni per i 200 euro di aumento, richiesta del tutto improponibile a meno di non incominciare a parlare dell’uscita della scuola dal decreto legislativo 29/93 che non consente al Governo di riconoscere aumenti superiori al tasso di inflazione programmata. Mi pare che ci sia una diffusa ossessione per lo sciopero del 10 novembre che emerge anche dal solito ritornello ‘un giorno solo non basta e poi bisognerebbe essere tutti insieme’. Ma evidentemente pochi ricordano con uno sciopero di un solo giorno proclamato da Cobas, Unicobas e Gilda riuscimmo fare dimettere il ministro Berlinguer”.