Dopo le dichiarazioni del Ministro Fedeli sul possibile raddoppio dello stipendio ai docenti, molte sono state le reazioni, quasi tutte negative! E questo è un buon segnale, quando il disagio è espresso con un minimo di ragionamento e non attraverso turpiloqui che non ci appartengono.
Sempre molto attento agli aspetti procedurali, la mia attenzione è stata attirata da un commento di M. Pacifico (PresidenteAnief ) che ha invitato il Ministro a tradurre questo suo desiderio in un atto formale. Nello specifico nell’Atto di indirizzo.
Si coglie una venatura di sfida rivolta al Ministro! La si vuole costringere ad uscire dai proclami e passare ai fatti. A questo si aggiunge anche una certa ironia nell’intervento, in quanto il Ministro non potrà far nulla!
Le sue decisioni sono “perimetrate”, vincolate dalle Leggi di Stabilità (2016 e 2017) che al momento hanno messo sul piatto 35-36 € lordi medi. Per arrivare al compenso medio di 85€ occorrerà attendere la nuova legge di Bilancio (2018).
Del resto è stato lo stesso Ministro a chiarire che i salari degli insegnanti non potranno aumentare nell’immediato e oltre (aggiungo io). Sarà necessario, infatti, modificare i parametri del DEF che fino al 2035 non prevedono aumenti di spesa per l’istruzione. Temo che quest’impegno non potrà concretizzarsi con il Ministro Fedeli, né con i suoi immediati successori di partito, a meno che questi non realizzino un gesto di discontinuità con il recente passato del PD che lo ha visto firmare i DEF 2015-2017.
E poi esiste un secondo ostacolo: il dominio e l’invadenza del finanzcapitalismo (L. Gallino) che impediscono al MIUR di “battere i pugni sul tavolo”, contando qualcosa. Nel contesto attuale l’istruzione conta molto meno delle banche!
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