Quello che nessuno dice, ma appare sostanzialmente chiaro agli osservatori di questioni scolastiche, è che la firma del Contratto sulla mobilità 2018/2019 e quella del CCNL 2016/2018 sono legate da uno stesso destino.
In un primo tempo i vertici della Direzione generale per il personale scolastico del Miur avevano incontrato i sindacati per proporre una soluzione per la mobilità 2018/2019.Infatti il 28 novembre 2017 i tecnici del Miur avevano proposto ai sindacati di prorogare il CCNI mobilità 2017/2018 anche per l’annualità 2018/2019.
Successivamente si è avuto un altro incontro interlocutorio il 4 dicembre 2017, in cui i sindacati hanno fatto alcune richieste per la mobilità 2018/2019, poi fino ad oggi il silenzio più assoluto è sceso sia sul CCNI della mobilità e sia sul rinnovo del contratto 2016/2018.
Oggi si è capito che il motivo del forte rallentamento del percorso che dovrebbe normare la prossima mobilità è strettamente collegato alle difficoltà e complessità di trovare un accordo nel rinnovo del contratto collettivo nazionale della scuola.
La sensazione è quella che per adesso gli incontri sulla mobilità 2018/2019 non porteranno i frutti sperati, se non prima si sblocca la trattativa sul Ccnl. Rispetto alla mobilità il punto non è se si fa un nuovo contratto o meno, perché ormai è assodato che si prorogherà quello dello scorso anno. La questione principale da comprendere è se il MIUR procederà sulla mobilità 2018/2019 con un atto unilaterale di cui si assumerà tutte le responsabilità, oppure con un atto che ratifichi la proroga con il consenso dei sindacati che lo avevano firmato l’11 aprile 2017 (Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Snals). La ministra, per avere il consenso dei sindacati, dovrà assumere, necessariamente e senza più temporeggiare, degli impegni, per conto del Governo, in modo da determinare le opportune condizioni per una trattativa sul Ccnl che si possa concludere positivamente.
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