Continua il braccio di ferro fra Ministero e sindacati sulla questione del contratto integrativo per la mobilità del personale della scuola.
Il motivo dello scontro è molto semplice: i sindacati chiedono che con il contratto si cancellino i vincoli previsti dalla legge, mentre il Ministero risponde che non è possibile modificare con il contratto una norma di legge.
E così anche l’incontro svoltosi nel pomeriggio dell’11 gennaio si è concluso con un nulla di fatto.
Cisl Scuola segnala che alla fine “l’Amministrazione si è impegnata a riportare nuovamente al Ministro le richieste delle organizzazioni sindacali per un ulteriore approfondimento e a riferirne gli esiti in un prossimo incontro”.
Secondo Maddalena Gissi, segretaria generale di Cisl Scuola, si potrebbe forse trovare una soluzione partendo “da una lettura attenta del quadro normativo nella sua attuale formulazione” e individuando quindi “la possibilità per il personale di presentare la domanda di trasferimento al fine di acquisire la titolarità della sede”.
Gli altri sindacati (Flc-Cgil, Gilda e Uil in particolare) sono fermi sul punto e chiedono che il Ministro “autorizzi” una deroga alle norme di legge che prevedono i vincoli alla mobilità.
Significativo, in proposito, un passaggio del comunicato della Uil Scuola: “Deve essere il ministro a trovare il bandolo della matassa che dia soluzioni, in ambito parlamentare, per superare i veti incrociati e sottrarre la materia da un terreno di scontro politico per portarlo su quello negoziale”.
Ma è proprio qui che nascono i problemi: nel corso dell’incontro i tecnici del Ministero hanno segnalato che già in occasione del dibattito sulla legge di bilancio gli emendamenti che tendevano a modificare le norme sui vincoli sono stati sistematicamente respinti dal Governo.
Per parte sua la Flc-Cgil ha ribadito che “la mobilità del personale è tema da ricondurre alla contrattazione e all’autonomia delle parti, superando ogni incursione di legge”.
In tutto questo articolato dibattito risulta quasi inspiegabile una questione: i vincoli sulla mobilità vennero introdotti nel 2019 con il decreto legge 126 convertito successivamente nella legge 159, provvedimenti adottati quando il Ministro era Lorenzo Fioramonti che aveva suscitato molte speranze proprio fra le stesse organizzazioni sindacali.
E c’è di più: fu proprio il Ministro a voler inserire nel testo del decreto regola secondo cui le disposizioni in materia di vincoli
non sono derogabili dai contratti collettivi nazionali di lavoro.
Tutti i sindacati fanno poi osservare che il testo contrattuale proposto dal Ministero contiene persino un peggioramento rispetto alle regole attuali: i trasferimenti da e verso i posti di sostegno verrebbero trattati alla stregua della mobilità professionale che prevede il contingentamento dei posti disponibili.
Sui tempi, la Gilda spiega: “L’Amministrazione e ci ha informato circa la propria intenzione di chiudere la partita sulla mobilità entro la fine di gennaio, per non vanificare gli esiti delle cessazioni che, quest’anno, sono state effettuate con largo anticipo, proprio per consentire alla mobilità di fruire di tutti i posti vacanti”.
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