La vicenda del contratto sulla mobilità si sta trasformando in un piccolo giallo.
Dopo la firma dell’intesa politica fra Ministra e sindacati, avvenuta il 29 dicembre scorso, pareva che il percorso per la sottoscrizione del contratto integrativo sarebbe stato tutto in discesa.
In molti, anzi, aveva pronosticato che il contratto sarebbe stato firmato nell’arco di pochi giorni.
In realtà, però, avvisaglie di problemi e difficoltà erano emerse quasi subito: si è andati avanti per diversi incontri ad analizzare con cura l’articolato contrattuale ma senza sfiorare minimamente il vero nodo, che è poi quello della chiamata diretta, quasi che ci fosse il timore di aprire contrasti insanabili fra le parti.
Pocihi giorni fa, concluso l’esame degli articoli più strettamente dedicati alla mobilità, si è dovuto dare avvio al confronto sulla questione della chiamata diretta e, a quanto pare, le posizioni delle parti sono molto distanti.
Ciò che non è chiaro, però, è il motivo per cui l’accordo politico fra ministra e sindacati non si traduca anche in risultati concreti. Si possono fare solo delle ipotesi.
Partiamo dunque da una domanda: perchè la Ministra non ha tradotto l’accordo del 29 dicembre in una sorta di atto di indirizzo da trasmettere agli uffici del Ministero in modo da “incanalare” la trattativa sui binari concordati?
Una spiegazione possibile è che gli Uffici legislativi del Ministero hanno spiegato a Valeria Fedeli che neppure il Ministro può autorizzare un contratto in deroga alle leggi dello Stato.
Ma è difficile che la Fedeli non fosse consapevole di questo ostacolo quando siglò l’intesa.
Una ipotesi più probabile è che la ministra pensasse di poter convincere il Governo ad approvare un decreto legge per modificare qualche punto della legge 107 e che non abbia trovato ascolto in Consiglio dei Ministri.
E c’è anche un altro elemento da considerare: allo stato attuale il fronte sindacale non sembra particolarmente compatto; la Flc-Cgil continua con insistenza a ripetere in ogni comunicato che l’accordo sulla chiamata diretta deve essere contestuale alla firma dell’intero contratto, al contrario la Cisl-Scuola parla esplicitamente di chiamata diretta affidata ad una sequenza contrattuale.
Insomma, la confusione è tanta ed è davvero improbabile che la trattativa si concluda in tempi rapidi. A questo punto si pone anche un’altra questione: se davvero la Ministra intende accelerare le operazioni di avvio dell’anno scolastico 2017/18, come ha ribadito anche nel corso dell’audizione in Parlamento, dovrà prendere una decisione al più presto. L’intesa contrattuale, infatti, dovrà essere esaminata dal MEF e dalla Funzione Pubblica e per questo controllo bisogna mettere in conto un paio di mesi.
Dopo di che si potrà firmare il contratto vero e proprio.
Ma se la trattativa procede con questo ritmo, si rischia addirittura di allungare i tempi rispetto allo scorso anno.