Categorie: Mobilità

Contratto mobilità: tutto come previsto

Che la vicenda del contratto sulla mobilità potesse finire male lo avevamo scritto in tempi non sospetti.

D’altra parte è almeno dal 2009, anno in cui venne approvati la legge n. 15 e il decreto legislativo 150, che le disposizioni di legge in materia di lavoro pubblico non possono più essere disapplicate mediante una legge successiva. 
Per rafforzare questo principio la legge 107 ha anche aggiunto la consueta formula: “Le disposizione di cui alla presente legge non sono derogabili daila contrattazione  collettiva nazionale”.

E’ probabile che sia sindacati e Ministero dell’Istruzione fossero ben consapevoli della impossibilità di sottoscrivere un contratto in deroga alla 107, ma è evidente che non c’erano molte alternative.
I sindacati non avrebbero mai firmato un contratto che ratificasse in modo palese albi territoriali e chiamata diretta; il Miur, per parte sua, non se l’è sentita di instaurare un braccio di ferro con i sindacati che in tal modo hanno anche potuto convincere i docenti che con il contratto sarebbero state modificate le norme considerate più sgradevoli della legge 107.

Diciamo pure che la firma del contratto ha consentito al Miur di evitare il braccio di ferro e ai sindacati di accreditarsi come fermi oppositori della legge di riforma.

 

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Ma come è possibile che i massimi dirigenti del Miur abbiano sottoscritto un contratto che si sta rivelando illegittimo? In un Paese in cui chi sbaglia paga, dirigenti da 200mila euro all’anno sarebbero seriamente sanzionati. Ma siamo in Italia e il meccanismo è diverso. In realtà negli ultimi 10 anni di contratti bloccati dagli organi di controllo ce ne sono stati più di uno, ma i dirigenti che li hanno firmati sono sempre rimasti al loro posto. Anzi, in qualche caso – dopo essere andati in pensione – sono stati persino richiamati come consulenti di chiara fama.

E c’è già qualcuno che minaccia di rivolgersi ai tribunali della repubblica se il contratto dovesse essere bloccato dalla Funzione Pubblica. 

Ma che tipo di ricorso verrebbe presentato?
“Ricorriamo contro la decisione della FP di bloccare un contratto che disapplica una legge che secondo noi è sbagliata”:  non siamo esperti giuristi ma non ci risulta che il nostro ordinamento consenta di ricorrere in tribunale contro una legge considerata sbagliata.

Ma forse l’obiettivo di chi vuole rivolgersi ai tribunali non è quello di vincere una battaglia legale ma semplicemente di ribadire la proria avversione nei confronti della legge 107.

Non è bello dirlo ma questa vicenda ha tutte le caratteristiche di un pessimo “gioco delle parti” svoltosi secondo la le peggiori regole tipiche del nostro Paese.

 

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Reginaldo Palermo

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