Mano mano che ci si avvicina alla effettiva apertura del tavolo contrattuale, la “verità” sulla effettiva entità degli aumenti stipendiali incomincia a venire a galla.
Come si sa già da diversi giorni si parla di 107 euro di aumento medio per tutto il pubblico impiego.
Ma come ci aveva insegnato Trilussa, bisogna sempre fare attenzione alle statistiche perchè il “mezzo pollo a testa” può significare che c’è chi il pollo lo mangia tutto e chi non ne sente neppure l’odore.
Già in un precedente articolo avevamo messo in guardia i nostri lettori da conclusioni affrettate.
E infatti adesso, qualche dato più realistico incomincia ad arrivare.
In un servizio pubblicato proprio oggi sul Sole 24 Ore sta emergendo che gli aumenti per la scuola potrebbero attestarsi sui 90 euro pro-capite.
Ma anche questa cifra non deve far gioire tutti, perché se un aumento del genere fosse quello medio, ai collaboratori scolastici arriverebbero 40-50 euro lordi e ai DSGA 120-130, esattamente in proporzione agli stipendi attuali.
D’altronde questo problema si era già presentato nel 2018 quando, per mantenere fede, al famoso mantra degli 85 euro per tutti, Aran e sindacati furono poi costretti ad inventarsi strani meccanismi, a partire dal fatto che la decorrenza del contratto venne spostata di qualche mese in modo da poter recuperare un po’ di risorse in più.
Nel contratto precedente era stato anche “inventato” il cosiddetto “elemento perequativo” che era servito per poter riconoscere l’aumento anche al personale con stipendi più bassi in modo da consentire a tutti di arrivare a 85 euro.
Ma il meccanismo ha mostrato tutti i suoi limiti e quindi è molto probabile che con il nuovo contratto si individuino formule diverse.
Difficile, però, per il momento sapere come si potrà affrontare la situazione se non ci saranno risorse aggiuntive.
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