Reddito di cittadinanza e nuove regole pensionistiche si stanno facendo apprezzare da larghi strati della popolazione e quasi certamente anche nel mondo della scuola.
Stando alle prime proiezioni si parla di diverse decine di migliaia di docenti e Ata che potrebbe lasciare il lavoro dal prossimo settembre (detto per inciso, con ripercussioni sull’intero sistema scolastico per il momento non prevedibili).
Ma si tratta di misure ormai scontate che non stanno suscitando un particolare entusiasmo.
Tanto è vero che i sindacati stanno già affilando le armi in vista della manifestazione unitaria in programma per il prossimo sabato. Al centro dell’iniziativa i problemi del lavoro e dell’occupazione che, declinati nel mondo della scuola, significano rinnovo del contratto e soluzione della questione del precariato.
Per parte loro, quasi tutti i sindacati di base (per ora mancano all’appello CUB e Unicobas), hanno già proclamato uno sciopero nazionale per l’8 marzo sui temi delle discriminazioni di genere e della progressiva precarizzazione del lavoro sia nel pubblico che ne privato.
Nel mondo della scuola la situazione è particolarmente complicata perchè il progetto di regionalizzazione che fra pochi giorni potrebbe arrivare al tavolo del Consiglio dei Ministri viene ormai vissuto dai docenti come una vera e propria “spada di Damocle”.
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