Contratto presidi sempre in alto mare, i sindacati perdono la pazienza
Sembra non voler giungere al capolinea la tormentata vicenda del rinnovo del contratto dei dirigenti scolastici, scaduto da oltre 50 mesi: l’incontro del 4 marzo a viale Trastevere, programmato con i sindacati per fare il punto sulle risorse extracontrattuali da annettere ai dirigenti, si è di fatto non compiuto poiché dalle Direzioni regionali non sono arrivati i dati analitici relativi ai contratti integrativi regionali da cui ricavare le retribuzioni di posizione di parte variabile e di risultato dei capi d’istituto.
L’ennesimo rinvio, dopo le promesse dei dirigenti del Miur, ha fatto infuriare i sindacati: “è dal mese di maggio 2009 – ha fatto sapere la Flc-Cgil – che il Miur si è assunto l’impegno di effettuare una seria ricognizione e di risolvere il problema dell’incapienza dei fondi regionali trovando apposite risorse extracontrattuali , come ha fatto per l’Afam”.
Stavolta i sindacati, che vantano non pochi iscritti tra le fila dei dirigenti scolastici, sembrano aver perso la pazienza. Ed hanno lanciato una sorta di ultimatum, la cui scadenza è rappresentata dal doppio incontro, tra una settimana, con i rappresentanti dell’amministrazione: la mattina all’Aran e il pomeriggio al Miur. Se anche in quella circostanza “non dovessero emergere nuovi positivi elementi che consentano di sbloccare la situazione di stallo nel rinnovo del CCNL 2006-2009 – scrivono da via Leopoldo Serra –, allo stato di agitazione già proclamato unitariamente da tutti i Sindacati rappresentativi dell’Area V seguiranno forme di lotta concrete ed incisive che dovranno vedere tutti i Dirigenti Scolastici in campo per difendere il loro diritto al contratto”.
Anche l’Associazione nazionale preside considera quanto avvenuto “particolarmente grave e poco rispettoso nei confronti di una categoria che attende riconoscimento ed equità”. L’Anp non va per il sottile: parla di “atteggiamento dilatorio del Miur”, che “va adeguatamente stigmatizzato”, e ricorda anche che “agli Usr le informazioni sono state richieste infinite volte e non si può pensare di giocare continuamente al rinvio per acquisire un ulteriore dato se questo serve unicamente ad evitare il momento della decisione”. Il sindacato guidato da Giorgio Rembado fa riferimento esplicito allo sciopero: se l’11 marzo il sindacato delle “alte professionalità della scuola” dovesse “verificare che mancano le condizioni di fondo per una positiva ripresa del negoziato, non resterà spazio per ulteriori rinvii” e si attiverà facendo “richiesta immediata di attivazione della procedura del tentativo obbligatorio di raffreddamento, quale passaggio propedeutico dallo stato di agitazione alla promozione di iniziative di lotta”.
Gli fa eco lo Snals-Confsal, che rammenta l’indispensabilità di definire la capienza dei fondi regionali, con finanziamenti ad hoc, qualora si voglia procedere al più presto alla fase conclusiva del rinnovo contrattuale: il leader del primo sindacato autonomo della scuola, Marco Paolo Nigi, si sofferma sul fatto che qualora nel “prossimo incontro non si sbloccherà questa situazione di stallo saremo costretti ad assumere forti iniziative“.
L’eventualità che si arrivo allo sciopero è molto probabile: le organizzazioni che difendono i capi d’istituto puntano all’equiparazione del loro stipendio a quello degli dirigenti pubblici. Come già fatto rilevare da questa testata, il gap però è notevole (in media circa 25.000 euro l’anno), che moltiplicato per oltre 10.000 dirigenti fanno ammontare la spesa a 250 milioni di euro: un po’ troppo per il ministero dell’Economia. Soprattutto perché sinora sulla bilancia della trattativa non è stato messo nulla.