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Contratto presidi: si riparte

Riprende, forse, la trattativa per il contratto dei dirigenti scolastici.
Il clima è molto incerto, ma può darsi che qualcosa – in concomitanza con la presentazione del DPEF da parte del Governo – si muova.
A questo punto l’Aran intende sentire direttamente i responsabili delle diverse delegazioni sindacali per capire con precisione quale debba essere il percorso contrattuale: un primo incontro sarebbe previsto per il 12 luglio.
La trattativa si era interrotta il 7 maggio quando sembrava ormai arrivata a conclusione: all’ultimo istante – infatti – lo Snals aveva dichiarato di dover sentire il parere dei propri organismi statutari per sciogliere la riserva; posizione simile aveva mantenuto la Cislscuola, mentre l’Anp si era detta totalmente insoddisfatta dell’offerta economica del Governo.
Nel frattempo – si era in piena campagna elettorale – diversi esponenti della Casa delle Libertà rispondendo ad una lettera dell’Anp dichiaravano che – in caso di vittoria – avrebbero accolto le richieste dell’Associazione Presidi e che la questione sarebbe stata inserito nel pacchetto dei primi 100 giorni di Governo.
Negli ultimi due mesi – a trattativa ferma – non sono mancati fatti importanti: Panini (Cgilscuola) ha dichiarato che una eventuale manovra di bilancio finalizzata a trovare altre risorse per il contratto dei dirigenti troverebbe del tutto contraria l’intera Cgil che – a quel punto – chiederebbe manovra analoga anche per tutto il restante personale.
Il ministro Frattini – dal canto suo – ha fatto sapere nei giorni scorsi che è allo studio un provvedimento legislativo per riformare l’intero settore della dirigenza pubblica e lascia intuire che il contratto dei  dirigenti scolastici potrebbe addirittura trovare collocazione al di fuori del comparto della scuola.
Non mancano poi veleni e colpi bassi: i sindacati confederali (Cgilscuola in particolare) accusano l’Anp di aver posto un veto incomprensibile alla firma del contratto al 7 maggio. L’Anp fa capire che le risorse disponibili potrebbero essere ben più consistenti di quelle attuali (800mila lire nette a testa) se solo la Cgilscuola non si facesse condizionare dalla logica confederale del confronto con il restante personale della scuola.
La stessa Anp si aspetta che il Governo emani un nuovo atto di indirizzo che recepisca le "promesse elettorali", mentre la Cgilscuola ribadisce la disponibilità a chiudere la trattativa alle condizioni del 7 maggio e minaccia di portare docenti e bidelli in piazza se il Governo dovesse scegliere la strada della legge di assestamento di bilancio.
Una soluzione probabile – a questo punto – sembra essere quella di un contratto che punti ad aumenti consistenti condensati negli ultimi due-tre mesi dell’esercizio finanziario 2001.
Ma su questa soluzione pesa l’incognita della giudizio della Corte dei Conti che potrebbe chiedere al Governo come pensa di coprire i costi che il contratto determinerebbe nel bilancio del 2002.

Reginaldo Palermo

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