Sul fronte del rinnovo del contratto della scuola, l’approvazione del Ccnl 2022/24, c’è un silenzio di fondo che sa di insofferenza: dopo l’incontro di inizio luglio fra il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e i sindacati rappresentativi del Comparto istruzione e Ricerca per un confronto sull’emanazione dell’Atto di indirizzo propedeutico al Contratto 2022-24, erano molti a sperare in un’accelerata della trattativa. Solo che per sbloccare la situazione e procedere con l’interazione tra la parte pubblica e quella sindacale rimane indispensabile il via libera, con tanto di finanziamenti certi, da parte del Governo. Si tratta di un “passaggio” fondamentale che però ad oggi non è ancora stato realizzato.
Sul “piatto” finora il Governo Meloni ha messo 160 euro lordi di aumento medio, con circa la metà già presenti nei cedolini da gennaio scorso (la cosiddetta indennità di vacanza contrattuale): si tratta di uno stanziamento di 3 miliardi per il nuovo contratto della scuola, che, detta del ministro Valditara, “non si è mai visto nella storia della scuola italiana”. Solo che non bastano e si spera in un’aggiunta in extremis dalla Legge di Bilancio 2025.
A parlarne è stato, di recente, Antonio Naddeo, presidente dell’Aran. Durante un focus intitolato “Le persone al centro. La strada maestra per innovare la Pa“, svolto in collaborazione con Fpa, Naddeo ha ricordato che le trattative per la tornata contrattuale 2022/2024 sono in corso: sono iniziati i negoziati per le funzioni centrali, per le funzioni locali e per la sanità, mentre si attende l’atto di indirizzo del Governo per il comparto Istruzione e Ricerca.
Nonostante l’incremento percentuale del 5,74% rispetto alla precedente tornata (2019-2021), i sindacati compattamente ritengono che le risorse messe in campo per il settore pubblico non siano sufficienti: l’inflazione post-Covid, infatti, risulta ancora in netto vantaggio e l’incremento in arrivo non riuscirà di certo a cancellarla.
Su questo punto, però, l’Aran può fare ben poco: è “spettatore”, come gli stessi sindacati, perché la decisione viene presa dall’Esecutivo sulla base delle risorse a disposizione, quindi sempre tenendo conto del parere del Mef, il dicastero dell’Economia e delle Finanze, ma soprattutto della volontà politica nel reperirle qualora, come probabile, non siano presenti nelle casse pubbliche.
Nl frattempo, il presidente dell’Aran riferisce che si sta cercando di migliorare istituti introdotti nei contratti precedenti, come lo smart working, ampliando l’uso del lavoro agile e remoto per aumentare l’efficienza delle pubbliche amministrazioni (anche se per la scuola tutto questo sarebbe molto complicato da attuare, in particolare per i docenti).
Come pure la probabile introduzione di misure di welfare aziendale e conciliazione vita-lavoro, con particolare attenzione alle esigenze di donne e padri. “L’accordo finale richiederà il consenso delle organizzazioni sindacali e si spera di raggiungere risultati positivi nonostante le risorse limitate”, ha precisato Naddeo.
A questo proposito, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha più volte detto di avere intenzione di chiudere col rinnovo del contratto 2022/24 entro la fine del 2024. Solo che il tempo passa inesorabilmente, visto che a fine dicembre mancano ormai meno di 100 giorni, comprese le festività: degli auspicati incrementi di risorse per il settore, rispetto alle risorse già stanziate, nell’ex Legge Finanziaria di fine anno non sembra esservi traccia.
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