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Contratto scuola: “Adeguamento di 200 euro o addio ai sindacati”

Come scritto già in precedenza, nella giornata di oggi, 13 novembre, inizia il dialogo per il rinnovo contrattuale del comparto scuola, momento atteso da tempo, visto che l’ultimo rinnovo di categoria manca ormai, com’è noto, da 9 anni.
In questo periodo, fra le varie polemiche legate all’aumento salariale previsto di 85 lordi, è emersa anche l’iniziativa dell’associazione Professione Insegnante, noto gruppo Facebook “frequentato” da moltissimi docenti, che ha lanciato una petizione su Change.org dal titolo: “Gli insegnanti chiedono un adeguamento di almeno € 200 netti di stipendio fermo da 9 anni”.
Abbiamo parlato della petizione, che ha già toccato quasi le 70mila firme, con Salvo Amato, il fondatore e amministratore del gruppo.

Com’è nata l’idea della petizione su change.org?

Professione Insegnante da tempo è attenta allo stipendio degli insegnanti, abbiamo sempre posto una particolare attenzione sin dalla costituzione della comunità che ormai è attiva da 5 anni. Di recente le “mancette” come carta del docente e bonus merito ci hanno fatto capire che la direzione presa dal governo non era quella che avremmo voluto, ciò anche nell’indifferenza dei sindacati.

Quale criterio avete adottato per calcolare l’aumento di 200 euro mensili netti? Ovvero, perché avete individuato proprio questa cifra?

Il termine aumento è improprio, noi preferiamo utilizzare il termine “adeguamento” poiché si tratta di adeguare lo stipendio al reale costo della vita che dall’ultimo contratto è notevolmente diverso

Il 12 ottobre 2017 abbiamo tenuto un convegno presso il Senato dal titolo “Professione Insegnante, profili giuridici, economici e sociali”. In quella occasione presentammo un calcolo tra l’altro banale facendo riferimento al tasso di inflazione reale dal 2008 al 2017. In 9 anni abbiamo calcolato un 11% di inflazione. Il tasso di inflazione per il 2018 è previsto all’1.7%, Lo stipendio medio netto di un insegnante è di circa 1600 euro. Il 12,7% dello stipendio medio netto vale in effetti circa 200 euro. In quel convegno comunicammo che l’adeguamento dovrebbe variare da 150 a 250 euro in base allo stipendio percepito.

Nei giorni scorsi è apparso in rete uno studio de “il sole 24 ore” che ha calcolato in un 12,5% l’impoverimento dell’insegnante dal 2010 ad oggi. Quindi cifre in linea se non maggiori di quelle che abbiamo calcolato noi, visto che lo studio parte dal 2010 e non dal 2008. L’opinione secondo la quale l’adeguamento per legge dovrebbe avvenire in relazione all’inflazione programmata non cambia di molto la sostanza della nostra cifra. Essa, di fatto, nello stesso periodo è del 10.3% non molto diversa dall’inflazione reale.

L’aumento di 85 euro lordi proposto al momento è senza dubbio molto esiguo. Eppure dal Ministero dicono che i fondi sono quelli che sono. Dove si potrebbero prendere, secondo voi, i soldi per arrivare all’aumento di 200 euro mensili?

Il Ministero non può calcolare la retribuzione che ci spetta in base ai fondi che ha, questo è offensivo ed umiliante. Dopo aver snocciolato grandi cifre su grandi finanziamenti quando si tratta di pagare gli insegnanti “i fondi sono quelli che sono”? Del resto c’è un decreto che obbliga lo stato all’adeguamento degli stipendi in base all’inflazione programmata e i calcoli portano sempre alle nostre considerazioni, euro più euro meno.
Dove prendere i soldi? Noi siamo insegnanti non governanti. Non sarebbe compito nostro trovare i fondi. Eviterei, quindi, qualunquismi tipo tagli agli armamenti o tagli ad altri settori. Se questo governo in 4 anni non riesce a fare il proprio lavoro non ci chieda come fare.

In caso di sottoscrizione del contratto da parte dei sindacati, si legge sul testo della petizione, gli insegnanti iscritti, in segno di protesta, revocheranno la loro iscrizione ai sindacati firmatari. Il gruppo Professione Insegnanti conta al momento 96.279 membri. Pensa che tutti gli iscritti al gruppo con la tessera del sindacato terranno fede a questa “minaccia” in caso di firma del contratto?

Noi ci auguriamo che i sindacati leggano le cifre e si rendano conto che non possono tornare a casa con 85 euro lordi e fra 3 anni.
I firmatari della petizione al momento sono circa 70.000, è chiaro che non tutti fanno parte del sindacato e non tutti stracceranno le tessere. Stesso ragionamento vale per i quasi centomila membri del gruppo. All’atto della firma del contratto, qualora le cifre dovessero essere ben lontane da un adeguamento che meritiamo, lanceremo un disdetta day teso a coinvolgere tutti gli insegnanti nella speranza che si rendano conto che ormai i sindacati non hanno più potere contrattuale e firmano di tutto.

Il popolo della scuola in generale, si sente tradito dai sindacati, specie dai confederali. Proprio negli ultimi giorni, sul gruppo si leggono post di docenti iscritti che pongono la stessa domanda: “perché professione insegnante non diventa un sindacato?” Anche se sappiamo che questa ipotesi sia difficile da percorrere per svariati motivi, cosa risponde a tal proposito? Pensa possa essere assurda come possibilità?

Fa molto piacere che ci sia una spinta dal basso, segno che forse i tempi sono maturi per coagularsi in qualcosa di diverso da una comunità social. Noi critichiamo i tic e i difetti degli attuali sindacati ingessati in ideologie che non portano risultati e caratterizzati da modi di agire e contrattare che non ci rappresentano. È quindi chiaro che escludiamo una forma sindacale come quelle che vediamo tra di noi. Tuttavia è fin troppo chiaro che dal basso parte una effettiva richiesta di nuova rappresentatività organizzata in modo diverso. Gli insegnanti non possono usare le stesse forme di lotta dei braccianti di inizio 900 e sicuramente è per questo che le iniziative di lotta falliscono miseramente anche quando si riempiono le piazze come nel caso del 5 maggio 2015. Allora si diede un impulso comunicativo determinate chiedendo ai sindacati uno sciopero unitario che arrivò dopo un anno di scioperi a turno.

La petizione ci ha consentito di scoprire un attivismo che pensavamo fosse sopito. Intendiamo capitalizzare questo attivismo ma non nella forma di un classico sindacato. Professione Insegnante è una associazione e come tale potrà battersi per i diritti degli insegnanti in modo innovativo.

Fabrizio De Angelis

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