Un aspetto non ancora messo in luce in merito al contratto scuola è quello relativo ai benefici di chi è andato in pensione nel periodo di vigenza del contratto, ovvero tra il 1° gennaio 2016 e il 31 dicembre 2018.
Di conseguenza, l’Inps, infatti, dovrà procedere al ricalcolo della pensione e della liquidazione (Tfr o Tfs), fa notare la Flc Cgil, tenendo conto degli aumenti degli stipendi derivanti dal rinnovo del contratto.
Aumenti retributivi
Nello specifico, la nuova contrattazione prevede che gli incrementi retributivi previsti per il triennio 2016-2018 dovranno essere computati “ai fini previdenziali, secondo gli ordinamenti vigenti, alle scadenze e negli importi previsti, nei confronti del personale comunque cessato dal servizio, con diritto a pensione, nel periodo di vigenza” del nuovo contratto.
Di conseguenza, i lavoratori del comparto istruzione andati in pensione tra il 1° gennaio 2016 e il 31 dicembre 2018 , dovranno beneficiare di un adeguamento del trattamento pensionistico che tenga conto degli aumenti contrattuali previsti per gli specifici profili professionali e con le decorrenze indicate dal contratto (1 gennaio 2016, 1 gennaio 2017 e 1 marzo 2018).
Ricalcolo TFR o TFS
I pensionati avranno anche diritto al ricalcolo del trattamento di fine servizio o trattamento di fine rapporto (in base al regime spettante) per il periodo corrispondente agli aumenti maturati alla data di cessazione del rapporto di lavoro.
Infine, anche i pensionati percepiranno gli arretrati degli aumenti stipendiali per il servizio effettivamente prestato nel triennio 2016-2018.
Nessuna istanza da presentare: ci pensa l’Inps
E’ bene sottolineare che per ottenere l’adeguamento degli assegni pensionistici sulla base degli aumenti predisposti dal nuovo contratto, gli interessati non dovranno presentare nessuna specifica istanza: infatti il ricalcolo verrà effettuato d’ufficio dall’Inps, anche se questo probabilmente potrà avvenire in tempi non brevissimi e comunque dopo la firma definitiva del CCNL.
Il contratto scuola
Ricordiamo, così già più volte segnalato da La Tecnica della Scuola, che gli aumenti per il comparto Istruzione sono modesti e addirittura, con un primo calcolo, un numero non trascurabile di docenti potrebbe avere qualche sorpresa sgradita.
Uno stipendio da 24.000 mila euro che attualmente dà diritto a un bonus di 960 euro: con l’applicazione del nuovo contratto salirà a 24.900 euro che però consentirà di avere un bonus di soli 812 euro, con una perdita netta di 148 euro.
Già molti insegnanti hanno già avuto una loro personale sorpresa con lo stipendio di febbraio, con cui è stato effettuato il conguaglio fiscale del 2017.
Infatti, chi ha percepito compensi accessori nel corso dell’anno potrebbe aver superato superato il tetto che gli dava diritto al bonus di 80 euro o di una parte di esso.
Gli aumenti
Così, come segnalato dalla Flc-Cgil, gli incrementi contrattuali sono lordo dipendente. Per ottenere gli importi netti occorre sottrarre le ritenute assistenziali e previdenziali (11,15%) e le ritenute Irpef le cui aliquote di calcolo variano da persona a persona a seconda dello scaglione di reddito di riferimento.
Scarica le tabelle dettagliate per profilo e fasce stipendiali
Scheda Flc Cgil Ccnl Istruzione E Ricerca 2016 2018 Aumenti E Arretrati Sezione Scuola
Arretrati
Per i periodi già trascorsi di vigenza del contratto, ai lavoratori verranno erogati gli aumenti sotto forma di arretrati. Questi riguarderanno il 2016, il 2017 e i primi due mesi del 2018.
Mediamente per il personale della scuola gli arretrati ammontano complessivamente per il periodo considerato a circa 400 euro.
Agli arretrati ha diritto tutto il personale in servizio nel triennio 2016-2018, compreso il personale con nomina a tempo determinato e il personale andato nel frattempo in pensione. Ovviamente in questi ultimi casi gli arretrati vanno calcolati in rapporto al periodo effettivo di servizio. Al personale andato in pensione nel periodo di vigenza del contratto spetta anche il ricalcolo dell’assegno pensionistico e della liquidazione (TFS) o trattamento di fine rapporto.
Incrementi mensili
Gli aumenti stipendiali mensili decorrono dal 1° marzo 2018. Gli aumenti sono stati definiti e parametrati in ragione dei diversi profili professionali e delle diverse anzianità di servizio.
Gli incrementi retributivi si compongono dei seguenti elementi:
- Stipendio tabellare
- Rpd/Cia/Indennità di direzione
- Elemento perequativo
Lo stipendio tabellare è stato incrementato per tutti del 3,48% così come previsto in legge di bilancio 2018.
Le indennità fisse e continuative (Rpd/Cia/Indennità di direzione) invece sono state incrementate mediamente del 6,82%, una cifra superiore a quella stabilita in legge di bilancio. Questo è stato possibile utilizzando parte delle risorse destinate al “bonus docenti” e parte delle risorse destinate al MOF.
L’elemento perequativo viene erogato da marzo 2018 a dicembre 2018 e serve ad assicurare ai livelli retributivi più bassi incrementi mensili che si avvicinino alla media degli 85 euro così come previsto dall’accordo del 30 novembre 2016. Le risorse per finanziare l’elemento perequativo derivano dal diverso utilizzo degli incrementi relativi ai mesi di gennaio e febbraio 2018 destinati a tutto il personale.
In sintesi nel 2018 per il personale ATA si ottiene un aumento mensile che va da un minimo di 80,40 euro ad un massimo di 105,50, mentre per il personale docente un aumento mensile che va da un minimo di 85,50 ad un massimo di 110,70.