Quello che venerdì scorso, poche ore dopo la firma del contratto scuola, era un sospetto adesso è una certezza: la soluzione che è stata individuata nel contratto per il “bonus premiale” apre la strada al contenzioso a livello di istituzione scolastica.
Nella giornata di domenica, infatti, la ministra Fedeli aveva precisato che l’accordo “prevede che le scuole contrattino i criteri generali per la determinazione dei compensi previsti dal cosiddetto bonus dei docenti; quindi non i criteri valutativi, ma i criteri per la determinazione del suo ammontare: ad esempio, il dirigente scolastico e la parte sindacale potranno convenire, in sede di trattativa, di prevedere un valore economico minimo o massimo per il premio individuale”.
“Resta ferma – sottolineava Fedeli – la procedura prevista dalle legge 107 del 2015 per la determinazione dei criteri per la valutazione (è previsto un apposito comitato per la valutazione) che non sono soggetti a contrattazione, nonché la competenza del dirigente per l’individuazione dei docenti meritevoli”.
Neanche 24 ore dopo i sindacati replicano che le cose stanno in modo completamente diverso: “Le risorse residue del bonus [una parte infatti saranno utilizzate per incrementare la retribuzione professionale docente, n.d.r.] sono poi soggette alla contrattazione di scuola che contratterà i criteri generali per determinare i compensi. Non vi è nessuna valutazione dei docenti ma una valorizzazione del lavoro svolto al pari della valorizzazione che si consegue con il Fondo dell’Istituzione Scolastica”.
E, giusto per essere ancora più chiari, aggiungono: “Il dirigente scolastico contratterà con la parte sindacale e le RSU le attività da compensare e necessariamente gli importi da attribuire”.
I sindacati non hanno dubbi: il fondo per il merito sarà gestito “come avviene esattamente per il FIS”.
A latere va anche rilevato che i sindacati, a proposito della sovrapposizione di competenze che si creerà fra comitato di valutazione e tavolo contrattuale di istituto, tentano di risolvere il problema dicendo che “il comitato di valutazione indicherà i suoi criteri che si arricchiranno del passaggio della contrattazione d’istituto” pensando che sia sufficiente l’uso del termine “arricchire” per superare risolvere i contrasti che potranno crearsi fra comitato e contrattazione di scuola.
Insomma, non ci vuole molto a capire che siamo di fronte a due interpretazioni opposte, anzi antitetiche.
Vedremo cosa accadrà nelle scuole: i dirigenti scolastici seguiranno la linea interpretativa dei tre sindacati firmatari del contratto o quella della ministra Fedeli?
Per intanto una cosa è certa: quando si firma un contratto le due parti dovrebbero essere d’accordo sul significato delle clausole. Se questo non accade è semplicemente perchè non si tratta di un “buon contratto”, ma di una esercitazione da azzeccagarbugli.
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