A gennaio 2018, in un’intervista rilasciata a La Tecnica della Scuola, l’On. Luigi Di Maio aveva promesso che con il M5S al Governo si sarebbero adeguati, con il rinnovo del contratto scuola, gli stipendi dei docenti italiani alla media di quelli europei.
“Altro che tagli alla scuola: per il Movimento 5 Stelle l’istruzione pubblica è una priorità e se andremo al Governo, dopo il voto politico del 4 marzo prossimo, ve ne accorgerete”, queste le parole dell’attuale vicepresidente del Consiglio dei Ministri, Luigi Di Maio, in un’intervista rilasciata al Direttore de La Tecnica della Scuola il 14 gennaio 2018.
In quella intervista, l’On. Di Maio, aveva dichiarato che la prima cosa che avrebbero fatto, una volta ricevute responsabilità di Governo, sarebbe stato aumentare le risorse per l’istruzione. Entrando nello specifico dell’intervista, il capo del M5S aveva specificato che nel medio termine le risorse economiche previste per l’istruzione sarebbero state aumentate fino ad arrivare al 10,2% del Pil, in linea con la media europea.
Alla domanda se una volta al Governo avrebbero adeguato gli stipendi dei docenti con una somma superiore agli 85 euro lordi e mensili stanziati dal Governo Gentiloni, l’On. Di Maio fu molto chiaro ed esplicito nella risposta:” Dobbiamo prima di tutto adeguare gli stipendi dei docenti italiani alla media europea e garantire la valorizzazione della loro professionalità, anche con il rinnovo contrattuale e la retribuzione delle ore di formazione e aggiornamento. La professione docente deve tornare ad avere il prestigio che gli è stato sottratto, anche attraverso una stabilizzazione dei precari storici”.
Sulla riforma della Buona Scuola il leader del M5S aveva risposto così:” La riforma Renzi non ha nulla di buono. La smantelleremo partendo proprio da quelle misure che hanno trasformato la scuola in un’azienda: i super-poteri ai presidi, la chiamata diretta dei docenti, il bonus premiale e la card formazione per i docenti che è più una mancetta elettorale”.
Il bonus del merito e la chiamata diretta sono ancora legislativamente pienamente attivi, per adesso il bonus premiale è stato parzialmente disinnescato dal CCNL scuola 2016-2018 e la chiamata diretta eliminata, insieme agli ambiti territoriali, probabilmente dal CCNI mobilità 2019-2020.
La carta del docente che consente al docente di potere generare dei buoni del valore massimo di 500 euro annui, considerata da Di Miao una mancetta elettorale, resta attiva anche per il 2019 e non è stata eliminata.
Si sperava in un rinnovo del contratto scuola che adeguasse gli stipendi dei docenti alla media di quelli europei, così come era stato promesso in campagna elettorale, mentre la realtà è molto amara perché la Legge di Bilancio 2019 stanzia 1,1 miliardi di euro per il rinnovo del contratto del pubblico impiego, più altri 1,45 miliardi per il 2020 e 1,78 miliardi per il 2021.
In buona sostanza, tenendo conto che in queste risorse finanziarie della legge di bilancio 2019 per il rinnovo contratto scuola, c’è la parte che deve essere assegnata alla copertura del fondo perequativo del contratto 2016-2018, c’è la parte che copre la vacanza contrattuale che inizia ad aprile 2019, si arriva a circa 40 euro medi lordi mensili, circa la metà, anche meno, dei tanto criticati 85 euro ricevute nel contratto precedente.
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