Le dimissioni dalla direzione provinciale di un sindacato di categoria non sono un avvenimento che meriti uno spazio particolare su una testata nazionale, a meno che …
A meno che le motivazioni delle dimissioni non siano particolarmente significative rispetto alla politica di quel sindacato, a meno che non riguardino una persona piuttosto nota che in questi anni si è distinta per la sua presenza nel dibattito nazionale e a meno che lo stesso interessato non renda nota la propria decisione con un messaggio pubblicato sulla sua pagina FB e condiviso in altre pagine e in altri gruppi.
E questo è appunto il caso delle dimissioni di Francesco Mele, insegnante a Carpi, militante prima contro la Riforma Moratti, poi contro quella di Gelmini e Tremonti e negli ultimi anni contro la “Buona Scuola” di Renzi. Una settimana fa Francesco Mele si è dimesso dal direttivo provinciale della FLC CGIL di Modena e adesso ne spiega i motivi: “L’ho fatto dopo l’assemblea FLC CGIL che si è tenuta a Carpi il 15 marzo per discutere dell’ipotesi di contratto nazionale siglato da FLC CGIL-CISL-UIL il 9 febbraio scorso e le motivazioni che mi hanno portato a questa decisione sono spiegate nella lettera e attengono alla democrazia interna, che pur garantita dallo statuto, viene bellamente ignorata e tradita”.
Le dimissioni hanno a che vedere con le “modalità antidemocratiche che sono state scelte per il pronunciamento formalizzato degli iscritti” relativamente al contratto nazionale.
“La scelta di tali modalità, nella nostra provincia (Modena), alla fine della consultazione vedrà il pronunciamento di più o meno il 5% degli iscritti (che sono intorno ai 4000) e saremo fortunati se si riuscirà ad arrivare alla doppia cifra. Un sonoro schiaffo ai lavoratori nostri iscritti e non solo”.
Racconta Francesco Mele: “Nella mia assemblea del 15 marzo scorso (sessione del mattino e riguardava 11 scuole di 4 comuni diversi, pari a circa 1200 lavoratori, di cui circa 450 iscritti) questi sono stati gli esiti: presenti 31 lavoratrici e lavoratori (18 iscritti e 13 non iscritti); iscritti: 9 NO, 8 SI, 1 astenuto; non iscritti: 12 NO, 1 SI; totale: 21 NO, 9 SI, 1 astenuto”
“La limitatezza della partecipazione – osserva Mele – risulta davvero sconcertante e non solo perchè pare non stimolare alcuna necessità di riflessione all’interno di un’OS che nel territorio vanta intorno ai 4000 iscritti. Sconcerta ancora di più il fatto che si voglia assumere come volontà di lavoratori e lavoratrici il pronunciamento di un così ristretto numero di iscritti”.
Francesco Mele conclude la sua “esternazione” su FB con un vero e proprio atto di accusa al suo stesso sindacato, al quale peraltro è iscritto da sempre: “L’impressione che se ne ricava è che la FLC CGIL abbia voluto fare una consultazione di facciata, limitata nel numero dei lavoratori realmente coinvolti, nel timore di ricevere un sonoro rifiuto da parte della base”.
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