Ma dove è finito il nuovo contratto della scuola, tanto reclamato dal ministro dell’istruzione Stefania Giannini, da quando si è insediata al Miur? D’altronde che ci fosse un reale bisogno, anche molto urgente, di rinnovare l’attuale contratto della scuola è un’opinione che trova d’accordo i sindacati, i docenti, e tutto il personale scolastico, oltre lo stesso ministro dell’istruzione.
Un contratto, quello della scuola che non è più rinnovato dal 2007, che è addirittura scaduto dal primo gennaio 2010 e che è stato profondamente destrutturato dal 2008 ad oggi da una continua e permanente invasione legislativa. Non solo si è in un regime di vacanza contrattuale permanente, ma si approvano leggi volte ad abrogare pezzi consistenti del contratto scuola.
È in atto oramai da alcuni anni, ed è sotto gli occhi di tutti, la destrutturazione dei contratti della scuola, dove per via legislativa, nello stesso canovaccio contrattuale di base, cioè il CCNL 2006-2009, si interviene a togliere diritti e aggiungere carichi di lavoro crescenti. Questo iter di variazione contrattuale per via legislativa, non solo rende il contratto della scuola, poco più che carta straccia, ma genera inevitabilmente il caos normativo e il disorientamento di chi deve applicare le norme. Questa incertezza normativa ha di fatto richiesto un intervento chiarificatore dell’ARAN, dove si sta ragionando sull’urgenza di un accordo quadro in materia di malattia, visite specialistiche, permessi, congedi parentali nel pubblico impiego e quindi anche nella scuola.
Resta forte l’esigenza di armonizzare e adeguare la normativa contrattuale della scuola alla situazione legislativa attuale, mettendo in questo modo dei paletti alla continua modifica delle regole per via legislativa. Il ministro aveva detto, per poi lasciare cadere i suoi propositi, che il 2014 sarebbe stato l’anno in cui si sarebbe dovuto rinnovare il contratto della scuola.
Siamo arrivati all’autunno 2014 e di rinnovo contrattuale nemmeno l’ombra. Si potrebbe dire, senza il timore di essere sementiti, che il nuovo contratto della scuola è “desaparecido” senza che la stessa Stefania Giannini ne abbia spiegato il motivo ufficiale. Al posto del rinnovo contrattuale si parla della legge sul merito, sulla valutazione e sulla maggiorazione degli orari di servizio e dei carichi di lavoro, che se dovesse essere approvata determinerà la morte ufficiale del contratto scuola. Il timore diffuso, che serpeggia nel mondo della scuola, che le norme che regolano diritti e doveri del personale scolastico non sarà più un patto tra le parti, ma un’ imposizione legislativa unilaterale.
Alla faccia dei corporativismi sindacali, dei conservatori ideologici, si rischia di passare da un rinnovo del contratto desaparecido alla morte delle logiche contrattuali. Tutto il quadro normativo della scuola si deciderà per via legislativa e quindi di maggioranza politica. Ma operare in questo modo, proprio da chi grida contro i corporativismi e le ideologie, non è per caso l’applicazione di norme ideologiche e politiche sul mondo del lavoro e dei lavoratori?
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