Nonostante la sentenza del Tribunale di Roma del 16 settembre 2015 che ha condannato la Presidenza del Consiglio e l’Aran ad avviare le procedure per rinnovare i contratti della scuola, su questo fronte ancora tutto tace.
Eppure in tale sentenza, determinata da un ricorso avviato dalla FLC CGIL Nazionale, il giudice ordinava alle parti convenute di dare avvio, senza ritardo e per quanto di loro competenza, al procedimento di contrattazione collettiva per i comparti della scuola, dell’università, della ricerca, dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica e delle relative aree dirigenziali.
Tutto il personale scolastico che ha un contratto scaduto da oltre 6 anni sta ancora spettando che vengano avviate le trattative per il rinnovo di tale contratto.
A distanza di 4 mesi dalla sentenza del Tribunale di Roma che trova il proprio fondamento nella sentenza 178/2015 della corte costituzionale, pubblicata nelle more del presente giudizio in G.U. del 29 luglio 2015, pare che non esista, almeno per i prossimi mesi, alcuna intenzione da parte del Governo, del Miur e dell’Aran di trovare un’intesa con i sindacati. Perché il Governo della Buona scuola non è intenzionato a rinnovare subito il nuovo contratto degli insegnanti e del personale Ata?
Il problema non è soltanto di carattere economico, ma è molto più complesso. Infatti il rinnovo del contratto scuola è strettamente collegato alle deleghe della legge 107/2015. In particolare la riscrittura del testo unico, in cui si disporrà il riordino delle disposizioni normative in materia di sistema nazionale di istruzione e formazione, sarà il filo conduttore del nuovo contratto scuola.
Questo riordino muterà profondamente il profilo giuridico ed economico dei docenti ed interverrà incisivamente sull’orario di servizio dei docenti e anche su tutte le attività funzionali all’insegnamento. Quali le sorprese che si potranno prevedere? È difficile rispondere a questa domanda, ma sono in molti a scommettere in un peggioramento dei diritti giuridici ed economici degli insegnanti e del personale scolastico in genere. Si parla di una riduzione consistente del Fondo d’istituto, dell’introduzione del fondo del merito che non sarà più salario accessorio contrattabile, ma pur rimanendo accessorio resterà nella disponibilità decisionale del dirigente scolastico. Scompariranno figure di sistema come le funzioni strumentali e saranno sostituite da un vero e proprio staff direzionale, i cui membri saranno scelti, nella misura del 10 % dei docenti del Collegio, dal dirigente scolastico.
Tutte queste novità vedranno la luce con il nuovo testo unico che sarà pronto entro il 2016. Solo dopo si potrà veramente pensare ad un nuovo contratto della scuola, ma fino ad allora la partita sarà solo e solamente politica.
Quindi bisognerebbe chiedere alla nostra politica di governo e di opposizione: “A che punto siamo con le deleghe in bianco previste dalla legge 107? Cosa stanno scrivendo in queste deleghe?”.
Dalle risposte a queste domande uscirà il filo conduttore del prossimo contratto della scuola. Ma per adesso nessuno ne parla e c’è un silenzio assordante.
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