I lettori ci scrivono

Contratto scuola, elogio della discontinuità didattica

Le ultime modifiche in tema di mobilità introdotte dal nuovo CCNL sembrano riprendere il copione di una commedia buffa recitata da MIUR e OO.SS. sulla necessità di continuità didattica nelle scuole.

Secondo costoro, per sanare la piaga purulenta (!) del balletto di cattedre annuale e per garantire serenità ai discenti disorientati dall’avvicendarsi caotico dei docenti ogni anno, è necessario introdurre misure volte a bloccare i docenti nelle loro bieche e turpi aspirazioni al rientro in sede di residenza.

Quando è ormai risaputo che il docente modello deve sottostare in silenzio a forme di mobilità coatta che lo dirottino a migliaia di chilometri da casa, subendo pure gli errori macroscopici dell’algoritmo senza doversi lamentare più di tanto. Perché il docente ideale è quello che deve inghiottire rospi, accontentandosi dell’elemosina di aumenti penosi e ridicoli, presentati dai sindacati firmatari come la manna dal cielo. Anzi! Come la panacea a tutti i mali e a tutte le noiose lamentationes di quegli stolidi insegnanti che osano sperperare le loro ingenti ricchezze in costi di affitto, viaggio e medicinali (antidepressivi e antiemetici soprattutto). E quindi introdurre ex novo con il CCNL una modifica peggiorativa pure della L.107/15 che sarà mai?! In effetti neanche con la Buona scuola si era parlato di blocchi alla mobilità: al massimo si introduceva il principio dell’incarico triennale, che è cosa diversa dal vincolo. Si lasciava il docente libero di poter fare domanda annuale, sottoponendosi alla chiamata diretta, per carità, ma senza blocchi di sorta.

Però queste sono quisquilie, questioni di lana caprina! Del resto, il trionfalismo dei sindacati firmatari va pure oltre. E celebra la ritrovata continuità didattica attraverso l’introduzione del blocco triennale su istituzione scolastica del docente che ha osato non sottostare alla chiamata diretta, avendo la fortuna da Superenalotto di finire su scuola. Un tripudio scintillante di continuità didattica che però cozza con quanto avviene annualmente a scuola per l’assegnazione delle cattedre, che dipende solo dalla discrezionalità del dirigente scolastico di turno. Che può disporre dei propri docenti a piacimento, cambiandoli di classe ogni anno, anche e solo per il gusto di giocare una partita a dama o scacchi in solitaria.

Del resto, a generare questo trambusto di cattedre sono soprattutto i docenti di ruolo brutti e cattivi, con le loro insulse velleità di rientro, e non i docenti lasciati precari, che molto spesso per cavilli burocratici inspiegabili sono costretti a lasciare le classi ad anno inoltrato.

A questo punto, vista l’ipocrisia che trasuda dai sostenitori della continuità didattica imposta, non posso che tessere un autentico e verace elogio della discontinuità didattica, che parte dalla constatazione che il ricambio annuale di risorse umane in una scuola non è il Male assoluto.

Chi la scuola la vive sa benissimo che l’avvicendamento di docenti (chiaramente da un anno all’altro e non nello stesso anno) diventa fonte di arricchimento, perché abitua gli alunni al cambiamento. Cambiamento che simula quanto magari può capitare nella vita di un lavoratore, che per non vedersi sfumare i sacrifici di una vita accetta di finire a lavorare al confino. Abituarsi alla flessibilità e soprattutto alla molteplicità degli stili di insegnamento, costituisce davvero tutta questa grande tragedia per gli alunni? Alzi la mano chi si è ritrovato per 5 anni lo stesso barboso docente, sopportandolo per tutto il tempo, quando invece avrebbe preferito cambiare ogni singola frazione di secondo, non semplicemente ogni singolo anno.

E dunque ben venga la discontinuità didattica, come presa di coscienza che senza onestà intellettuale e soprattutto senza avere contezza della realtà scolastica non si possono imporre decisioni peggiorative dall’alto. Soprattutto dopo lo scempio in tema di mobilità che è stato perpetrato ai danni dei docenti negli ultimi anni. Prima si sono create situazioni esplosive, polveriere instabili lungo tutto lo stivale, e poi si pensa di trovare come soluzione ai danni fatti il blocco della mobilità? Chi fa questo genere di proposte e chi le avvalla, non prova giusto un tantino di vergogna?

Grazia Cavallaro

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