Dopo l’incontro di oggi sul problema dei fondi per la contrattazione integrativa i sindacati parlano di un importante passo avanti verso la firma del contratto nazionale.
Ma cosa è accaduto esattamente di così importante da far quasi “esultare” i sindacati del comparto scuola?
Nella giornata 3 ottobre era in programma un incontro per la definizione delle risorse per il MOF destinate alle scuole.
Lo scorso anno si trattava di 800milioni di euro, ma quest’anno l’Amministrazione si è presentata con una proposta apparentemente più allettante: 1 miliardi e 100milioni, 300 milioni in più, quelli derivanti dallo stanziamento inserito a suo tempo nella legge di bilancio 2022 destinato alla valorizzazione della professionalità docente.
Da mesi i sindacati chiedevano che il fondo venisse messo a disposizione delle risorse per il rinnovo del contratto e in qualche “sottratto” alla contrattazione di istituto.
Fino ad oggi l’Amministrazione aveva sempre respinto la richiesta.
Ma, nel corso dell’incontro, si è trovata l’intesa e il Ministero dell’Istruzione si è impegnato a inviare al più presto al MEF e alla Funzione Pubblica la proposta di integrare l’attuale atto di indirizzo con lo scopo di inserire la somma nel “pacchetto” destinato al contratto.
Per la precisione la somma è anche superiore a 300 milioni (si parla di 340) e dovrebbe essere destinata interamente ad aumentare la RPD (retribuzione professionale docente) in modo da consentire un ulteriore aumento degli stipendi degli insegnanti (poiché la cifra è calcolata al lordo, l’importo finale potrebbe aggirarsi sui 15-20 euro mensili).
Per la verità, però, il risultato appare piuttosto lontano dalle richieste che i sindacati avevano avanzato qualche mese fa quando si chiedeva il Governo stanziasse ulteriori fondi oltre i 300 milioni già inseriti nella legge di bilancio 2022.
Nelle ultime settimane, anzi, era circolata un’altra idea: “strappare” al Governo l’impegno a stanziare specifiche risorse nella legge di bilancio di fine anno autorizzando contemporaneamente l’Aran ad inserire nell’articolato contrattuale una norma che consentisse di riaprire il tavolo non appena ci saranno gli altri soldi.
Con la decisione di queste ore si è semplicemente decisa una diversa allocazione di soldi che erano già nella disponibilità del comparto, spostando 300 (o 340) milioni di euro dalla contrattazione di istituto al contratto nazionale.
Il fatto è che la crisi energetica sempre più pesante fa presumere che i margini di manovra sui contratti pubblici, e su quello della scuola in particolare, sono davvero modesti.
Ad ogni modo, a questo punto, le attenzioni dei sindacati sono tutte puntate sulle trattative in corso fra le forze politiche che si stanno apprestando a formare il nuovo Governo.
E’ vero che nella campagna elettorale tutti si sono espressi per “stipendi europei”, ma adesso si tratta di vedere in che modo e con quali risorse si potrà fare fronte alle promesse.
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