Prenderà avvio nei prossimi giorni la consultazione promossa dalla Flc-Cgil sulla firma del contratto nazionale di lavoro, la cui ipotesi è stata siglata il 14 luglio scorso.
Ipotesi che, fa osservare il sindacato, è ora al vaglio degli organi competenti previsti dalla legge (Ministero dell’Economia e Funzione Pubblica) per i controlli di rito prima della sottoscrizione definitiva.
Nelle prossime settimane si svolgeranno nelle scuole le assemblee per raccogliere il pronunciamento delle iscritte e degli iscritti al sindacato: si tratta di un atto “dovuto” a norma dello Statuto ma anche di un fatto “identitario”, di rispetto delle regole della democrazia sindacale.
“Per la FLC CGIL – fa sapere il sindacato – sarà quindi vincolante, ai fini della firma definitiva del CCNL, il pronunciamento delle iscritte e degli iscritti”.
La consultazione si concluderà il 31 ottobre 2023, segno che la Flc-Cgil ritiene che molto difficilmente l’Aran convocherà i sindacati prima di quella data.
In effetti, come avevamo già avuto modo di scrivere, i tempi tecnici sono ormai consolidati: per arrivare alla firma definitiva occorrono mediamente 3 mesi; si deve però considerare che, in questo caso, ci sono di mezzo le settimane estive in cui il lavoro degli uffici è andato molto a rilento.
Va detto, come ricorda il sindacato di Gianna Fracassi – che “le più di 2mila assemblee messe in campo dalla categoria in tutti i posti di lavoro e in tutti i territori saranno anche l’occasione per consultare tutte le lavoratrici e i lavoratori dei nostri settori, pubblici e privati, sulla piattaforma rivendicativa “La via maestra, insieme per la Costituzione” e sulle prossime iniziative di mobilitazione da intraprendere, a partire dalla manifestazione nazionale del 7 ottobre 2023 a Roma”.
Nel concreto, insomma, i lavoratori della scuola, nel corso della assemblea, avranno l’opportunità di dare il via libera alla firma definitiva del CCNL ma anche di esprimersi sulle possibili proteste nei confronti della ormai prossima legge di bilancio e della ipotesi di riforma istituzionale in senso autonomistico che il Governo sembra intenzionato a portare avanti e sulla quale la Cgil (e non solo) ha già detto un no irremovibile.
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