Per polemizzare contro l’andamento del rinnovo del contratto scuola bisognerebbe almeno sapere cosa sia e come si svolga una trattativa sindacale: è questo, in estrema sintesi, il senso del comunicato della segretaria di Cisl Scuola Maddalena Gissi.
Solo la mancanza di informazioni e conoscenze adeguate “può spiegare – sostiene Gissi – il modo in cui viene condotta, nei confronti dei sindacati impegnati a rinnovare un contratto di lavoro dopo quasi nove anni dalla sua scadenza, una polemica che assume talvolta i toni della rissa, non di rado condita da insulti ancor più insopportabili se provenienti da chi svolge il lavoro di istruire ed educare”.
“Si ha l’impressione – aggiunge la segretaria nazionale – che per molti un contratto si riduca a un semplice ‘prendere o lasciare’. Che non si abbia consapevolezza di come un contratto, per sua natura, rappresenti la mediazione possibile tra le posizioni di tutti i soggetti che partecipano al negoziato, secondo uno schema che non è peraltro riconducibile al classico confronto fra ‘parte e controparte’, mentre la dinamica è sempre, in realtà, molto più articolata, dovuta anche all’esistenza di una pluralità di soggetti che, in un assetto democratico delle relazioni sindacali, rappresentano la parte del lavoro dipendente”.
“A monte di ogni trattativa – spiega Gissi – ci sono le condizioni di contesto entro cui si svolge: economiche e, in particolare per i settori del lavoro pubblico, politiche e normative. Sembra rendersi poco conto di tutto questo chi segue la trattativa col ‘cerino spianato’ (bruceremo le tessere! – perché strapparle sembra atteggiamento troppo morbido), pronto a trasformare qualunque indiscrezione o anticipazione sulle posizioni della parte cosiddetta ‘datoriale’ (cioè il Governo e chi lo rappresenta al tavolo negoziale) come il punto di arrivo della trattativa anziché il punto di partenza, e di questo in realtà si tratta, su cui si svilupperanno discussione e confronto”.
La segretaria nazionale di Cisl Scuola sottolinea poi che non sarebbe male tenere conto anche della “complessità di un contratto, specialmente se si tratta come in questo caso di un CCNL, che affronta un’infinità di questioni, dovendone disciplinare una mole non indifferente, tra aspetti retributivi e normativi; ai quali il contratto in essere, tanto per dare l’idea, dedica la bellezza di 150 articoli”.
E, per la verità, da parte nostra aggiungiamo che le condizioni rispetto al CCNL sono molto diverse anche per un mutato contesto normativo: il contratto del economico-normativo del 2007 riguardava solo la scuola, mentre oggi si tratta di rinnovare un contratto che coinvolge non solo la scuola ma anche l’Afam, la Ricerca e l’Università e questo dato complica non poco la vicenda.
Maddalena Gissi dedica anche qualche rigo del comunicato per parlare di un tema che proprio un paio di giorni fa era stato sollevato dalla nostra testata: il rischio che la mancata firma del contratto possa indurre il Governo ad assumere iniziative unilaterali.
“Nove anni di mancato rinnovo dei contratti – dichiara in proposito Gissi – non hanno soltanto bloccato le retribuzioni (la cui difesa è venuta unicamente dalle intese sindacali, anch’esse peraltro molto contestate, che hanno permesso di mantenere gli scatti di anzianità); hanno spianato anche il campo a interventi per legge che hanno inciso non poco sulla gestione del rapporto di lavoro, cancellando parti importanti del contratto vigente”.
Secondo la segretaria nazionale “l’incertezza e il vuoto che un mancato rinnovo del contratto determinerebbe sono un rischio che gli appassionati sostenitori della non firma sottovalutano pericolosamente”.
“La ‘non firma’ – conclude Gissi – è la soluzione più facile che un sindacato può avere a disposizione. Non lo compromette, lo esime dall’assumersi la responsabilità di una scelta. Lo priva tuttavia di credibilità e di reale capacità di rappresentanza”.
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