Bel colpo per il governo, alla vigilia del voto, aver chiuso anche il rinnovo del contratto Scuola. Ma i docenti cosa ci guadagnano?
Molto soddisfatte le ministre Fedeli e Madia. Ma può dirsi altrettanto per la categoria forse più bistrattata di tutto il pubblico impiego?
Gli aumenti tanto decantati arriveranno in busta paga al netto dimezzati, e non è detto che il bonus degli 80 euro continui ad essere percepito da tutti coloro che ne beneficiavano prima dell’ “aumento”. Certamente una fascia di personale resterà beffata, solo gli stipendi più bassi sono al sicuro.
Sul piano economico, non si arriva neppure a recuperare la perdita di questi 10 anni di stallo, che ci colloca ultimi in Europa.
Ma soprattutto, come sottolinea lo Snals che non ha firmato, non si può affatto dire che ci sia una “inversione di tendenza” verso la considerazione del lavoro dell’insegnante, che nell’ultimo decennio è di fatto aumentato con ogni genere di adempimenti a fronte di zero riconoscimenti.
Anche il bonus merito (la mancetta data a discrezione del dirigente scolastico), di cui qualcuno va fiero, ma che certamente è inviso ai più, è confluito in parte nella busta paga, ma nella parte maggiore continua ad essere gestito dai presidi con la stessa procedura di assegnazione, se pure sulla base di criteri negoziati a livello generale.
“Bene ha fatto a non firmare la Serafini” commenta Doriano Zordan, segretario provinciale dello Snals di Vicenza. “Non si può pensare che un governo o un ministero degno di questo nome presenti una bozza di contratto di 179 pagine alle 4 del pomeriggio e pretenda la firma immediata. Lo Snals responsabilmente è rimasto al tavolo fino alle 8 di questa mattina per cercare di convincere anche gli altri a prendere tempo. Come si fa a firmare un testo di tale portata senza conoscerlo prima?”.
“Tutte le tematiche presentate dallo Snals per dare un segnale di svolta al comparto scuola sono state ignorate” continua il sindacalista vicentino. “È ora di dire basta a questa politica al ribasso che investe nella scuola solo a parole. Dal 2007 abbiamo avuto numerosissime incursioni normative che hanno massacrato la scuola: il decreto 150 Brunetta, i tagli di Monti, la legge 107. Da ultimo, la modifica del Testo Unico 165 con la riforma Madia, che ha perseguito l’intento del governo di sostituire la contrattazione con atti unilaterali, questo dopo l’accordo di palazzo Vidoni che prometteva il ripristino del valore contrattuale sulla legge”.
“Tutto ciò mentre il personale docente si trova in trincea, in situazioni sempre più difficili ed estreme, in scuole fatiscenti, in balia di dirigenti autoritari, di alunni che ti accoltellano e di genitori che ti picchiano o che al colloquio con i docenti verranno accompagnati dagli avvocati di famiglia”.